Ottenuto facilmente il visto di 60 giorni per la Tailandia ci dirigiamo verso il confine.
Ci fermiamo a visitare l’isola di Penang, a 5 minuti di traghetto dalla costa ovest della Malesia. il centro di George Town, la capitale dell’isola, é patrimonio dell’UNESCO.
Fu colonia inglese e, insieme al resto della Malesia, ottenne l’indipendenza nel 1957. Alla fine del 1700 ci abitavano meno di 100 persone ed ora 1 milione e mezzo.
La popolazione é composta da un 40% (Malay ed altri indigeni), un altro 40% di cinesi, anch’essi di varie etnie, il restante 10% indiani e un 6% di altre etnie.
Poi ci sono gli immigrati, dall’India, dal Vietnam e un po’ da tutto il Sud Est Asiatico. Questo rende l’isola un bellissimo mix di culture, architetture, cucine e religioni.
Troviamo un ostello dall’insegna gialla che si chiama “budget Hotel”. Una stanza costa 35 ringit. 7 euro e 50.
Non é il massimo della pulizia ma abbiamo visto di molto peggio.
Stiamo qui qualche giorno visitando la città e riposandoci un po’, fa molto caldo. Visitiamo templi di varie sette cinesi e ammiriamo i bei murales che appaiono a sorpresa ad ogni angolo. E come al solito, mangiamo un sacco.
Anche se il posto é turistico il cibo é economico, anche se costa di più rispetto a Kuala Lumpur.
Qui incontriamo un nostro amico italico, anche lui in giro per l’Asia, ma a piedi. Andiamo insieme all’Anime Matsuri, festival di cultura pop giapponese.
Ci sono tantissimi ragazzini, sopratutto cinesi, che fanno cosplay e in serata c’é un concerto di idol giapponesi. Vediamo solo la prima esibizione e poi ce ne andiamo.
Ci sentiamo un po’ vecchi e poi entrambi siamo stati da poco in Giappone dove abbiamo visto di meglio. Ma questo festival, che fanno ogni anno, é un altro pezzetto del mosaico culturale dell’isola.