
Artgene – un grande festival di musiche, danze tradizionali e canzoni georgiane
Ci sono almeno tre cose per le quali la Georgia è famosa: il vino nelle anfore di terracotta, il cibo e la sua tradizione musicale, in particolare la polifonia georgiana.
Il canto polifonico venne documentato nella regione del Causaso già nel VI secolo a.C. Per i Georgiano è motivo di grande orgoglio che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Culturale Immateriale.
Per la verità non è del tutto immateriale visto che nel 1977, la Nasa, insieme alla sonda Voyager I, alla ricerca di altre forme di vita, spedì in orbita musiche terrestri per farci conoscere meglio.
Tra le musiche selezionate per fare conoscere la nostra specie c’era anche il canto polifonico georgiano. Canzoni georgiane nello spazio.
Ma la tradizione musicale georgiana non è solo questo, anche le danze tradizionali sono altrettanto importanti. Noi abbiamo avuto la fortuna di assistere al Festival Artgene, che si tiene ogni anno nella capitale Georgiana, Tbilissi, nel mese di Luglio.
Si tratta di un festival di musica, danze tradizionali e canzoni georgiane, dura 7 giorni ed ogni giorno viene rappresentata una regione della Georgia. Il festival si svolge all’ Etnographic Museum, un museo all’aperto, in un grande parco vicino al Turtle lake.
Se state organizzando un viaggio in Georgia cercate di fare coincidere le date con questo evento, è davvero interessante e molto, molto allegro.
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Art Gene Festival, cori, danze e canzoni georgiane: la nostra esperienza
Il secondo giorno è dedicato alla regione contesa dell’Abkhazia ed alla regione diMtskheta-Mtianeti. All’apertura un anziano uomo cieco sale sul palco, accompagnato dall’acclamazione del numeroso pubblico, oltre che dalla tenerissima figlia di non più di quattro anni.
L’uomo parla a lungo e con intensità, punteggiato dagli scroscianti applausi dell’auditorio; ovviamente non capiamo niente e non abbiamo idea di chi sia, molto probabilmente un georgiano dell’Abkhazia, forse uno scrittore o un poeta.
La musica Georgiana, una tradizione antica ma ancora vivissima
I tipi di musica georgiana qui rappresentati sono fondamentalmente tre:
- i cori polifonici, basati su sottili dissonanze tra le voci;
- la forma canzone, accompagnata da Panduri (piccolo liuto a tre corde), Chunguri (liuto più grande, quattro corde), Doli (tamburo bipelle cilindrico suonato con le dita) ed a volte flauto (Salamuri) e Changi (una sorta di arpa triangolare);
- la musica strumentale di accompagnamento alla danza (stessi strumenti ma ritmi differenti).
La cosa più strordinaria è la vitalità di questa tradizione, sentita come qualcosa di attuale e vissuta nella quotidianità, e non, come spesso accade altrove (in Italia ad esempio), con una sorta di “folklorismo” parodistico o pseudo-filologico, scollegato dal contesto reale di appartenenza.
I georgiani cantano a tavola, o durante le bevute con gli amici, ascoltano e conoscono approfonditamente il repertorio della propria regione e spesso anche quello delle altre, sono numerose le radio dedicate esclusivamente alla musica tradizionale.
Tutti i georgiani conoscono tutte le canzoni georgiane!
Grazie a questa attitudine, che alcuni tendono a collegare, forse non a torto, allo spiccato senso nazionalistico georgiano, il patrimonio musicale di questa nazione è vivo ed in continua evoluzione, in un tracciato culturale che da tempi ancestrali conduce fino ai giorni nostri.

La tradizione guerriera e quella alcolica dei georgiani
Le esibizioni sono decine e decine, alcune brevissime, in modo che tutti abbiano modo di presentare almeno un brano.
Il fatto che il festival duri una settimana dà l’idea di quante scuole e gruppi ci siano in un paese piccolo come la Georgia; inoltre il livello è mediamente alto.
Ci godiamo lo spettavolo in prima fila, armati di videocamera e registratore, fino allo spettacolo di un gruppo di “guerrieri”, armati di spade, scudi, mazze-frusta ed altre amenità medievali.
Accompagnati dalla musica, si esibiscono in combattimenti incazzatissimi con tanto di scintille che partono all’incrociarsi delle lame.
Tra di loro c’è anche una ragazza, molto brava, ma l’attrazione principale è un tipo grosso e barbuto, palesemente sbronzo, che durante il suo turno rischia di cadere e rompe anche un faretto.
Dopo questa esaltante esibizione di marziale virulenza ci andiamo a prendere la solita bottiglia di vino, il rosso Saperavi, favorito di Stalin e di molti georgiani contemporanei.
Dopo poco comincia il concerto del gruppo principale, anche questa volta la parte più deludente della serata. Un tentativo di mix tra musica tradizionale e generi “occidentali” (rock, reggae, funk) purtroppo decisamente poco riuscito.

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