Da Port Elizabeth, in Sud Africa, al Lesotho attraversando l’Eastern Cape

Last Updated on 27 Giugno 2022 by Cycloscope

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Da Port Elizabeth lasciamo la costa Sud Africana e ci addentriamo nell’Eastern Cape, pedalando verso nord alla volta del Lesotho, il tetto dell’Africa.

L’ultima tratta del nostro percorso in Sud Africa prima di una faticosa parentesi nel montuoso Lesotho, stato enclave all’interno del Sud Africa. Da Port Elizabeth, sulla costa, ci siamo diretti verso nord attraversando l’Eastern Cape fino a Lady Grey.

Abbiamo percorso diverse belle strade sterrate senza il minimo traffico ed immerse nella natura.

Il nostro viaggio è stato fatto in bicicletta, ma qui troverai informazioni utili su questo percorso, qualunque sia il mezzo di trasporto scelto.

Il nostro viaggio in Sud Africa è iniziato a Città del Capo, qui gli altri articoli che abbiamo scritto:

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Da Port Elizabeth alle dune di sabbia di Colchester

Attraversiamo Port Elizabeth, una città non molto piacevole, piuttosto grande, con tante fabbriche e negozi ma niente che colpisca davvero. Restiamo sulla strada principale, la famigerata autostrada 2, che di positivo ha solo una grande corsia laterale di emergenza che può essere usata come “pista ciclabile”.

Questo, di per sè, ci fa sentire più al sicuro, ma il costante rumore di macchine e camion è davvero insopportabile. Ad ogni modo non ci sono molte alternative, e non si può passare da Motherwell, un’area, ci dicono, molto pericolosa, anche per chi viaggia in macchina.

Superata PE il traffico si fa un po’ meno intenso, pedaliamo fino a Colchester dove veniamo colpiti dalle alte dune di sabbia, si tratta di circa 3 chilometri di dune che ci separano dal mare, una sorta di piccolo deserto. Decidiamo di fermarci ad esplorare un po’ questa zona.

Colchester è un paesino abbastanza turistico ma molto piccolo dove troverete posti per dormire ed un campeggio.

La principale attrattiva qui, a parte le dune sulle quali si può fare surf, è il fiume Sundays che, nelle giornate senza vento, è molto calmo e può essere navigato in canoa per vedere le dune o, se non avete voglia di remare, con una delle barche che organizzano visite guidate. Proprio dove di trova la stazione di benzina c’è un ristorante e bar che organizza tutte queste cose.

Da Colchester noi abbiamo continuato sulla 2 fino a Grahamstown ma ci sono in realtà delle alternative molto più interessanti, soprattutto se volete visitare l’Addo Elephant Park ma dovrete pedalare un po’ di strade sterrate.

La N2 passa comunque attraverso l’Amakhala Game Reserve e avrete modo di vedere molti animali direttamente dalla strada, anche gli elefanti se siete fortunati.

Noi abbiamo visto numerosi tipi di antilopi di cui non conosciamo ancora il nome e una famiglia di facoceri. Naturalmente potete anche fermarvi a dormire nella riserva e fare un tour ma per noi i costi erano proibitivi.

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Antilope Bontebok

Grahamstown, Makhanda, la città delle chiese

Da qui in poi la strada è bella ed inizia a salire in maniera più pronunciata soprattutto negli ultimi 6 chilometri fino a Grahamstown.

Grahamstow è una cittadina abbastanza grande, oggi centro universitario. Il centro è molto carino ma anche strampalato con tutte le sue chiese di diversi stili architettonici.

Oggi il suo nome è stato cambiato in Makhanda in onore di un guerriero, filosofo e profeta Xhosa che ha combattuto qui gli Inglese del colonello Graham. Il colonnello Graham venne mandato qui dalla colonia del capo, da qui il nome della città ed anche il motivo del suo cambiamento

La città venne fondata nel 1812, dopo che la quarta delle frontier wars (guerre di confine) tra i bianchi in arrivo da ovest e la popolazione Xhosa che si stava espandendo da nord est.

La Battaglia di Grahamstown è stata una delle più significative nella storia della regione dell’Eastern Cape, migliaia di guerrieri Xhosa attaccarono capeggiati dal profeta Makhana vennero respinti da 301 uomini, Makhana venne catturato ed affogò cercando di fuggire dal suo imprigionamento a Robben Island (dove decenni dopo venne imprigionato Mandela).

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Il centro di Grahamstown

Grahamstown è per noi la prima città in Sud Africa dove non vediamo molti bianchi e non ci sono distese di baracche dove vivono i neri. La maggioranza della popolazione, almeno a occhio nudo, è nera, non sono ricchi, vivono in case più modeste ma di mattoni, non di lamiera.

Veniamo ospitati da due ragazzi tramite WarmShowers, ci dicono che da circa 3 mesi non viene raccolta la spazzatura, e infatti appena usciti dal centro della città si nota.

Anche qui la mancanza d’acqua che ha colpito negli ultimi anni tutto il Sud Africa si nota, a casa si ricicla l’acqua della doccia che viene utilizzata per tirare l’acqua, accortezze che dovremmo usare nella nostra vita di tutti i giorni e non solo quando ci si ritrova costretti.

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Verso Fort Beaufort

La R67 da Grahamstown a Fort Beaufort

Usciti dalla città lungo la R67 l’urbanizzazione sparisce completamente e sarà così per i successivi 80 chilometri di bikepacking, nessuna fattoria, solo un piccolo insediamento con una decina di case.

Non ci sono negozi, e passano poche auto quindi portatevi cibo e acqua a sufficienza se pedalate questa tratta. In tutto il dislivello è di circa 1.000 metri, non ci sono salite difficilissime ma il sali e scendi stanca davvero le gambe.

Il paesaggio attorno è bello, dietro il costante filo spinato per non fare vagare libere le mucche o, peggio, i leoni delle riserve, la terra sembra infinita e non si vedono abitazioni all’orizzone da entrambe le parti.

Arriviamo a Fort Beaufort, una grande cittadina dove potete trovare tutto quello che serve, un supermercato, la birra e qualche guest house. Qui sembravano non esserci problemi con l’acqua ma con l’energia elettrica. Anche Fort Beaufort è famosa per le guerre di frontiera. 

Da Fort Beafort abbiamo preso la R63 per Alice, e ce ne siamo pentiti, la strada era molto più trafficata di quanto ci aspettassimo e non c’è spazio a lato della strada, molte auto ci sorpassavano davvero a pochissima distanza.

Devo dire, però, che dopo avere indossato il mio giubottino giallo con su scritto di sorpassare i ciclisti a 1,5 m di distanza, la situazione è un po’ migliorata.

Per fortuna questo tratto è solo di una ventina di chilometri, costantemente sali e scendi. C’è anche una strada alternativa che va da Fort Beaufort ad Alice, si trova a nord e sembrano esserci più villaggi lungo la strada, non sappiamo se sia più sicura o meno.

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Hogsback è su quelle montagne

Hogsback

Arrivati ad Alice, che attraversiamo velocemente in bicicletta ma ci pare una città molto vivace, prendiamo la R345 per Hogsback, che si trova a circa 1200 metri d’altezza, è tutta salita, ma fino a 10 chilometri dall’arrivo non troppo pesante.

La strada è gradevole e costellata di tanti piccoli villaggi, principalmente allevatori. Non abbiamo avvistato nessuno shop o ristorante ma probabilmente chiedendo a qualcuno dovreste trovare almeno un negozio che vende articoli di base.

Ad una decina di chilometri da Hogsback inizia la vera salita ed il paesaggio cambia completamente, da quasi arido a tropicale, siamo circondati dalla foresta e da tantissime scimmie che ci osservano silenziose nascoste tra gli alberi.

Ad Hogsback ci sono diversi hike da fare, alcuni anche di più giorni.

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La nostra casetta a Hogsback

Da Hogsback a Cathcart la R345 non è asfaltata, la prima parte non è male ma poi peggiora, alcuni tratti sono rocciosi e difficili se non impossibili da pedalare ma, anche con le bici cariche, si fa in un giorno.

Passano pochissime auto, noi ne abbiamo incontrate 3 in tutta la giornata, per fortuna una di queste era guidata da un signore che ci ha invitato a dormire nella chiesa locale di Cathcart una volta arrivati.

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Il passo tra Hogsback e Cathcart

Cathcart

A Cathcart, un paesino lungo poco più di un chilometro, vedrete un vecchio autobus inglese parcheggiato in un giardino alla vostra sinistra, c’è anche un cartello che lo indica.

Andate a visitarlo, vi accoglierà un simpatico signore che vi mostrerà tutte le sue creazioni artistiche, contenute sull’autobus e nel giardino.

Ci ha detto che gli è capitato di ospitare diversi ciclisti quindi se chiedete di montare la tenda nel suo cortile vi dirà quasi certamente di si. A Cathcart ci sono anche diverse guest house.

Da Cathcart a Queenstown lungo la strada 6 torna l’asfalto e paesaggisticamente non è niente di speciale, il percorso è facile, con qualche sali e scendi, Queenstown è un buon posto per trovare un posto per dormire e rifornirsi di cibo.

Da Queenstown, seguendo la R392, ci dirigiamo a Dordrecht, qui la strada è asfaltata e finalmente vediamo molti villaggi tradizionali, tante case colorate e rotonde, soprattutto a Bankies.

A Dordrecht, minuscolo paese, c’è una guest house accanto alla stazione di benzina dove si può anche mangiare persino pizza, ma non l’abbiamo provata.

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Bankies
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Casa tradizionale lungo la strada per Dordrecht

Da Dordrecht a Lady Grey la R392 non è asfaltata, in certe parti è pietrosa ed in altre sabbiosa, potrebbe essere difficoltosa in caso di pioggia. Il paesaggio circostante è molto piacevole e ci sono diverse fattorie a cui chiedere ospitalità.

Da Lady Grey a Palmietfontein, dove si trova il border con il Lesotho, la strada è asfaltata e piacevole, ci sono alcune guest house sulla strada, a Sterkspruit, ultimo posto dove potete comprare del formaggio sulla via per il Lesotho.

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La strada per Lady Grey

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