Rom: la persecuzione di un popolo sconosciuto. In Romania dalla schiavitù a Buzescu

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Last Updated on 5 December 2023 by Cycloscope

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Breve storia del popolo Rom in Romania, dai tempi antichi alle costanti persecuzioni moderne

Rom e Sinti sono la più numerosa minoranza europea, tra i 10 e i 12 milioni di persone. Sono un popolo transnazionale composto da cinque gruppi fondamentali: Rom, Sinti, Kalè, Manouches e Romanichals. Non hanno uno stato. Non ne hanno mai voluto uno.

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Roma people’s cart

Una breve storia del popolo Rom


La loro storia, o meglio la loro diaspora, ha avuto origine in India intorno all’anno 1000: è stata ed è ancora un continuo susseguirsi di rifiuto e persecuzioni. Una volta arrivati in Europa ha avuto inizio una lunga serie di violenze legalizzate (in tutti i paesi europei, nessuno escluso): venivano marchiati a fuoco, impiccati, “uccidere uno zingaro” non implicava nessuna sanzione ed anzi, si veniva incoraggiati a farlo. Fino ad arrivare al Porrajmos, il “divoramento”, il genocidio compiuto nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale che si concluse con lo sterminio di un numero imprecisato di Rom e e Sinti, dai 500.000 a 1.500.000.

Si parla spesso della loro presunta mancanza di volontà di integrarsi ma basterebbe leggere una breve cronologia della storia di questo popolo sconosciuto per farsi un’idea sul perché i gagé (noi, i non rom) non siamo così ben voluti.

E si capirebbe anche, altrettanto chiaramente, che non si tratta di un popolo nomade. Lo spostamento è sempre stato la soluzione al rifiuto e spesso, una vera e propria fuga. Solo il 5% di loro sono nomadi per tradizione come i Sinti giostrai e circensi o i Rom Ursari che ammaestravano gli orsi.


Popolo Rom in Romania


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A villa in Buzescu

In Romania, oggi, vivono circa 2 milioni di Rom, il 10 % della popolazione. Anche in Romania la storia dei Rom è stata un ciclo di violenza senza fine, dal 1300 alla metà del 1800 furono ridotti in schiavi e anche dopo la loro “emancipazione” la situazione non migliorò. Iniziarono politiche di sedentarizzazione.

Persecuzione del popolo Rom ai tempi del regime di Ceausescu

E poi arrivò il comunismo. Nel periodo del regime di Ceauçescu i Rom non vennero mari riconosciuti come una vera e propria minoranza etnica. Continuarono ad essere chiamati con disprezzo ţigan (da Atziganoi).

Il Conducator li ha sottoposti ad una feroce politica di assimilazione forzata, in particolare chi praticava ancora “mestieri girovaghi”, i cosiddetti “nomazi”. Furono costretti a sedentarizzarsi, di solito alle periferie delle città, vicino a discariche e altri luoghi insalubri.

Come conseguenza dell’inserimento forzato nel mercato agricolo ed industriale i Rom perdettero via via i loro mestieri tradizionali e, spesso, anche la loro lingua che venne sostituita dal rumeno come lingua madre.

Il problema HIV: un genocidio segreto

Molti bambini vennero tolti alle famiglie per essere rieducati. Questi orfanotrofi erano in realtà dei lager. Negli anni ’80 molti bambini, rom e non, contrassero l’Hiv attraverso trasfusioni di sangue eseguite negli ospedali della Repubblica Socialista di Romania.

Come se non bastasse negli ultimi anni della dittatura di Ceausescu, migliaia di bambini romeni furono infettati dal virus dell’ Aids. Fu un esperimento di massa, voluto e pagato da una multinazionale farmaceutica, fatto sulla pelle degli orfani, rom e non, che nessuno avrebbe mai pianto e che oltretutto erano un peso per il regime. Bambini dai due ai dodici anni.

Ancora “gipsy”: Romania di oggi

Dopo Ceaucescu, nel corso degli anni novanta poco è cambiato. I Rom hanno continuato ad essere disprezzati dal resto della popolazione.

Nel 1990 l’intera popolazione Rom della regione di Harghita fu cacciata e le loro case furono bruciate: le indagini furono rallentate finché, nel 1995 i colpevoli furono assolti per scadenza dei termini di prescrizione. L’impunità garantita agli autori di queste violenze trova del resto riscontro nelle prese di posizione ufficiali: le autorità non riconoscono il carattere etnico degli episodi di violenza

Nel 1993, nel corso della tristemente famosa sommossa di Hadareni tre Rom furono uccisi, 19 case bruciate e 5 distrutte. Negli anni successivi a questo episodio la violenza non è cessato: fomentata da movimenti di estrema destra e indifferenza delle autorità politiche.


Il muro di Baia Mare


storia del popolo Rom
ragazzi di Buzescu pic from National Geographic

Lo dimostra la vicenda di Baia Mare, una città nel nord della Romania nella quale, nel 2011, Il sindaco Catalin Chereches ha disposto la costruzione di un muro di cemento alto tre metri per delimitare l’area cittadina abitata dai Rom. Come sempre accade, il sindaco tenne subito a precisare che: “Non è razzismo. Ho preso la decisione a causa delle numerose proteste da parte degli automobilisti, che si lamentavano dei continui lanci di spazzatura dalle finestre.

La legislazione vigente in Romania non garantisce il diritto a un alloggio adeguato per tutti i suoi cittadini e non vieta gli sgomberi forzati. Le comunità rom possono essere cacciate dai luoghi in cui vivono da lungo tempo e di trasferirle in alloggi inadeguati, lontane dalla vista del resto della popolazione, con il pretesto della ‘rinascita dei quartieri poveri’ e dello ‘sviluppo’. Tali riallocazioni spesso sfociano in ulteriore emarginazione e povertà e vanno contro le politiche del governo per combattere l’esclusione sociale dei rom e di altri gruppi vulnerabili”.

Buzescu

villa buzescu rom
L’interno di una delle ville di Buzescu – Photo credit @National Geographic

Noi, invece, andremo ad incorntrare i rom di Buzescu, un piccolo paesino di 4.500 abitanti nella regione della Valacchia, 100 km ad est di Bucarest. Chiamato palatul tiganilor (palazzi zingareschi).

Qui vivono quasi solo Rom ricchi (quindi in realtà non molti) , Buzescu viene descritto un po’ da tutti come il regno del kitsch anche se in realtà le case sì, sono kitsch, ma mettono allegria. Del resto in molte città europea ci siamo abituati a vedere costruzioni molto più brutte e/o kitsch.

Ma dopo la descrizione del paese quello che tutti si chiedono (dandosi implicitamente la risposta) è come mai questi zingari sono ricchi, come mai hanno macchine costose o i denti d’oro.Sembra che un rom non possa essere ricco. Se chiede l’elemosina lo si disprezza perché vive alle spalle della nostra società ben costruita. Non ha dignità. Ma se è ricco lo è di sicuro perché ha rubato. Kostica Stancu della comunità Rom di Buzescu racconta la storia della comunità:

“Buzescu è stata fondata nel 1857. In questa zona i Rom hanno avuto storicamente una situazione privilegiata. Quando gli altri Rom erano schiavi, loro, grazie a un boiaro comprensivo, Angel Kapr, potevano dedicarsi anche ai mestieri tradizionali e tenere per sé i guadagni dopo avere finito il lavoro in campagna. Quando è arrivato il comunismo hanno nascosto i soldi. Monete d’oro, talleri di Francesco Giuseppe, rispuntati dopo l’89. Ceauşescu li avrebbe confiscati. Poi è iniziata la gara a chi si costruiva la villa più sfarzosa.”

The gypsy must match our stereotype. First of all, must be dressed in rags, they must smell, steal, and obviously hide a Ferrari in the garage.