Kyrgyzstan: valle di Fergana, tra radioattività e conflitti territoriali

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valle di Fergana

Miniere di uranio in Kyrgyzstan, rifiuti radioattivi ai confini della Valle di Fergana. Un problema serissimo per la stabilità geopolitica della regione.

Il Kyrgyzstan non è certo tra i paesi più noti dell’Asia Centrale. I pochi che ne conoscono l’ubicazione, lo associano principalmente a maestosi paesaggi montani e cultura nomade. Tutto corretto. Meno noti sono i problemi che lo affliggono, comuni alla maggior parte delle repubbliche ex sovietiche: instabilità politica, conflitti etnici e terribili rischi ambientali.

Tra questi ultimi il triste primato va sicuramente alle pericolosissime miniere di uranio abbandonate. I problemi generati da questi siti, figli della dissennata politica nucleare sovietica, non sono tuttavia unicamente di carattere ecologico, rischiando invece di risultare decisivi nella escalation dei già tortuosi conflitti etnici e territoriali.

La maggior parte dei vecchi siti di estrazione dell’uranio sono collocati attorno alla valle di Fergana, una vasta pianura triangolare che costituisce una delle zone più fertili e densamente popolate di questa parta dell’Asia centrale. Questo articolo é stato scritto prima della nostra visita in Kyrgyzstan. Leggete qui nostro diario di viaggio in questo Paese, per saperne di più sulla nostra esperienza diretta.

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Divisione etnica e politica nella Valle di Fergana


Per secoli rimasta pacificamente un’ unità territoriale, la valle di Fergana è oggi assurdamente suddivisa tra Kyrgyzstan, Uzbekistan e Tajikistan: “Confini a zig zag. Strade interrotte da dogane in mezzo al niente, dove giovani guardie vestono divise raffazzonate e, armate, controllano il via vai di pochi contadini…

…E poi le enclavi. Ad esempio Sokh, enclave uzbeka in territorio kirghizo popolata esclusivamente da tagiki. O regioni kirghize abitate solo da uzbeki e tagiki. O altre combinazioni del genere. A fantasia.

Oppure villaggi una volta comuni, ora letteralmente tranciati in due dal confine. Scuola da una parte, mercato dall’altra, filo spinato e punti di controllo nel mezzo.” (cit. swissinfo.ch)


Guerra per l’acqua nella Valle di Fergana


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militari Uzbek aiutano la popolazione a scappare dal Kyrgyzstan (www.eurasianet.org)

Con una popolazione eterogenea, ma pacificata da secoli di commistioni e matrimoni misti, la tensione è principalmente causata dall’approvvigionamento delle risorse idriche. Organizzata su scala regionale nell’epoca sovietica, la gestione di tali risorse è oggi appannaggio dei singoli stati, con il Kyrgyzstan ad avere il coltello dalla parte del manico.

Il fiume Syr Darya ed i suoi principali affluenti originano per la maggior parte in territorio Kyrgyzo ed il governo ne fa spesso uso per la produzione di energia idro-elettrica, lasciando all’asciutto le porzioni della valle appartenenti a Tajikistan e Uzbekistan. In questo contesto non c’è da sorprendersi se, tra popolazioni un tempo unite, possano sorgere conflitti che degenerino in episodi di violenza.

Nel 1990, i tumulti di Osh, riguardanti presunte ingiustizie nella ripartizione dei terreni, coinvolsero uzbeki e kirghizi con più di 300 morti. Nel 1999 una milizia islamica uzbeka in lotta con il governo rapì alcuni cittadini giapponesi. La vicenda si concluse con il bombardamento da parte dell’esercito uzbeko dei campi dei ribelli in Kirghizstan, la liberazione degli ostaggi e nuove frizioni tra gli Stati.

Nel 2010, durante la così detta seconda rivoluzione Kyrgyza, la regione è stata teatro di ulteriori esodi di massa, conseguenti ad episodi di violenza. La tensione resta altissima oggigiorno, con truppe schierate sul confine, continue scaramucce inter-etniche ed una crescente presenza di gruppi islamici fondamentalisti. Ma che ruolo hanno in tutto questo i giacimenti di uranio abbandonati? Un ruolo triste e molto critico, vista la pericolosa prossimità del sito di Mailuu-Suu al bacino del fiume Syr Darya.


Rifiuti radioattivi e miniere abbandonate in Kyrgyzstan


miniera di uranio abbandonata a Mailuu-Suu
miniera di uranio abbandonata a Mailuu-Suu

Dal 1946 al 1968 la Zapadnyi Mining and Chemical Combine ha prodotto e lavorato più di 10.000 tonnellate di uranio a Mailuu-Suu, gran parte del quale è stato utilizzato per il programma nucleare dell’URSS

“La prima bomba atomica sovietica è stata creata dall’uranio di Mailuu-Suu”, ha detto Torgoev Isakbek Asangalievich, ricercatore presso l’Accademia Nazionale di scienze Kyrgyza. Le scorie radioattive furono scaricate intorno alla città, vicino faglie geologiche, senza considerazione per le condizioni idrogeologiche o per la salute dei residenti locali.

Oggi, 36 discariche sono sparse in tutta l’area, che contiene un totale di 1.960.000 m³ di rifiuti minerari radioattivi. Secondo uno studio del 2006 pubblicato dal Blacksmith Institute, una ONG ambientalista, Mailuu-Suu è risultato essere il terzo luogo più inquinato del mondo.

Frane, terremoti o alluvioni si verificano regolarmente nella regione e possono causare la grave contaminazione radioattiva del fiume Mailuu-Suu, che affluisce nel grande fiume Syr Darya. Una frana nel 1958 ha causato il rilascio di più di 500.000 m³ di rifiuti radioattivi e la contaminazione di vaste aree della valle di Fergana.

Presso Kara-Agach, un insediamento costruito su una discarica di scorie radioattive, la popolazione è esposta a 10 mSv all’anno attraverso il gas radon e 10-30 mSv per anno attraverso alimenti contaminati, non considerando l’impatto di acqua contaminata da scorie a monte.

Ignari dei pericoli di radioattività , i locali prendono le apparecchiature abbandonate nelle vecchie miniere vendendole come rottami, rischiando non solo la propria vita, ma anche la diffusione della radioattività. Un ulteriore problema è l’ uso di roccia proveniente dalle discariche come materiale da costruzione per case e strade. Le premesse sono inquietanti, ed il futuro della valle di Fergana è sempre più incerto.

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