Arslanbob: vivere nella più grande foresta di noci del mondo

Last Updated on 7 November 2023 by Cycloscope

arslanbob noci
Raccolta delle noci ad Arslanbob, i rami degli alberi vengono percossi dagli uomini, mentre donne e bambini le raccolgono da terra

Arslanbob, Kyrgyzstan, Via della Seta, Asia Centrale. Storia e guida a cosa fare e vedere. Pare che questo sia il luogo d’origine delle noci, una favola nella foresta.

Disclosure: Some of our articles contain affiliate links. This comes at no additional cost for you and helps us keep this website up and running. (as Amazon Associates we earn commission from qualifying purchases)

Basta avere un cuore vigile per percepire quanto il Kyrgyzstan intero sia immerso in un alone magico, quasi sovrannaturale. Con i suoi picchi che accarezzano il cielo sotto una pelle di ghiacci eterni, le acque di cristallo dei suoi laghi alpini e le sue genti rudi e determinate.

Ma c’è un luogo che forse più di ogni altro trasporta l’animo in un regno di fiaba, un luogo che ha il nome di un eroe. Questo luogo e questo eroe si chiamano Arslanbob.

La leggenda di Arslanbob

Arslanbob era un uomo di fede, discepolo del profeta Mohammed, che lascio la propria terra natia alla ricerca del paradiso terrestre. Tra queste valli dell’Asia Centrale lo trovò, ma qualcosa mancava perchè fosse perfetto: alberi da frutto. Così quando Arslanbob Ata, “il figlio del cancello del leone”, tornò dal maestro chiedendo consiglio, egli gli diede dei semi di noce, “va e spargili” gli disse, e così lui fece, creando la più grande foresta di noci del mondo.

Una storia bella quanto falsa, visto che la foresta era già qui quando Alessandro Magno, attorno al 330 AC, conquistò queste terre (allora denominate Sogdiana), vincendo con la diplomazia matrimoniale la tenace resistenza dei locali, ed importando così le noci in Europa

Arslanbob e il raccolto delle noci

Il villaggio di Arslanbob si trova oggi nella provincia di Jal Alabad, a 1.700 metri sul livello del mare nel Kyrgyzstan meridionale, a pochi chilometri dal confine con l’Uzbekistan. Ed uzbeki infatti sono il 95% dei suoi 13.000 abitanti, dei quali però, per due mesi all’anno, nel villaggio stesso non v’è quasi traccia.

Settembre ed ottobre sono infatti i mesi delle noci, la stagione del raccolto. “Se cerchi qualcuno è meglio guardare nel bosco che nel villaggio” ci dice Hayat, guida alpina e coordinatore dell’ufficio locale del CBT (Community Based Tourism).

Dalla seconda metà di settembre e per tutto il mese di ottobre infatti, tutto il villaggio lascia le proprie curatissime case di fango e paglia e si trasferisce nella foresta.

Un mondo surreale di tende scaldate da stufe a legna, forni d’argilla costruiti in poche ore e poi altalene e persino reti da pallavolo. Ma sopratutto la gente: donne e uomini, anziani che spettegolano e bambini a dorso di asinelli, un vero villaggio insomma, ma nel bosco.

Nella foresta: come si raccolgono le noci

La magia si svela gradualmente: dapprima, ai margini della foresta, lussureggianti frutteti di splendidi meli, peri e prugni, con pecore e mucche che vi pascolano attorno; poi i primi noci, alcuni giganti vecchi di secoli, maestosi, ed i raccoglitori più pigri che prendono le noci cadute da terra, i bambini che giocano a tirarsi quelle marce.

Ma è inoltrandosi nel cuore della foresta che si assiste al vero raccolto. Gli uomini si arrampicano sugli alberi, quasi sempre a mani nude, senza l’ausilio di corde o scale e passando di ramo in ramo scuotono con vigore il noce di turno, causando una grandinata di frutti. Donne e bambini in basso si affrettano a raccoglierli.

Le noci vengono poi separate dal mallo (ancora una volta il compito è assegnato ai bambini, pare siano molti qui quelli che non frequentano la scuola, almeno in questo periodo dell’anno) e messe ad asciugare al sole, su grandi teli di plastica o stoffa.

Qualche dato

Ogni anno, dai 16.000 ettari su cui si estende la foresta di Arslanbob, vengono introdotte sul mercato locale e globale circa 1.500/2.000 tonnellate di noci, la maggior parte delle quali destinate all’esportazione, con Turchia e Cina come principali compratori

Il prezzo di un kg di noci sul mercato interno da dai circa 70 som (circa 1€) per il prodotto grezzo ai 300 som (più di 4€) per la noce sgusciata e pulita; sulla carta niente male, ma quanto ci guadagnano in realtà le famiglie dei raccoglitori?

In realtà non molto, considerato che i prezzi qui indicati sono quelli al consumatore finale.
Secondo quanto ci riferisce Hayat una famiglia raccoglie tra 500 e 1000kg di noci a stagione, che vengono per la maggior parte acquistate in loco dai più benestanti, che si occupano di rivenderle ai distributori, spesso i passaggi tra produttore e consumatore sono almeno quattro o cinque.

Turismo come risorsa sostenibile

Durante il periodo sovietico Arslanbob fu una gettonata meta per il turismo interno all’Unione, ancora oggi è possibile vedere i ruderi abbandonati di “resort” con tanto di piscine e giostre per bambini, ormai ricoperti da tentacolari piante rampicanti.

Con il crollo dell’URSS infatti, Arslanbob è entrata in un tunnel oscuro lungo più di 15 anni.

Ma da qualche anno, grazie all’impegno di persone come Hayat, questo onirico villaggio sta vivendo una piccola rinascita dell’economia turistica. I numeri non sono certo da capogiro, ma è evidente la soddisfazione di Hayat quando ci riferisce che nel 2013 i visitatori sono stati circa 5000, quasi il doppio rispetto all’anno precedente… cifre che fanno sorridere un italiano, abituato alle astronomiche cifre di località come Venezia o Firenze, ma di cui il CBT locale ha ragione di essere contento.

Un turismo di massa infatti, sostiene Hayat, avrebbe un impatto distruttivo sulla cultura e sull’ecologia del villaggio, mentre un graduale aumento dei visitatori di anno in anno, può far crescere l’economia e stimolare una crescita culturale del villaggio stesso, in un’ottica di mutuo interscambio tra locali e visitatori “perchè in ognuno di noi c’è il male ed il bene, ed è quest’ultimo che dobbiamo imparare gli uni dagli altri”.

Dopo il raccolto arriverà l’inverno, che seppellirà Arslanbob e la sua foresta sotto una coltre bianca, avvolgendola nel silenzio ovattato che questa stagione porterà con se. Ma Hayat non si fermerà, vulcano di idee, ha già inventato un nuovo modo di sciare…trainati da un cavallo! Così perfettamente Kyrgyzo…

Il nostro video reportage: raccolto di noci ad Arslanbob

Getting from Bishkek to Arslanbob

Questa notte abbiamo dormito in una gastiniza vicino all’Osh bazar di Bishkek. I taxi per Osh partono da qui e volevamo essere già lì al mattino presto. Il quartiere non sembra proprio “ben frequentato” di notte, la via che collega il mercato alla stazione degli autobus è piena di affittacamere.

Quando Daniele va al market e gli “offrono” una donna capiamo perché. Sono tutte Love Gastiniza. Ne troviamo una molto economica, a 500 som (7 euro), non è la stanza più pulita del mondo, il bagno è una turca zozza in giardino, e sulla parete c’è un poster con scritto LOVE e tanti cuoricini disegnati. E sulle lenzuola macchie sospette.

Al nostro risveglio andiamo verso i taxi pronti ad essere “assaliti” da tutti gli autisti. Ed infatti è quello che succede, ci troviamo a discutere con sei taxisti contemporaneamente. Molti di loro vogliono portarci a Jalalabad. Avevamo saputo infatti, che molti non vogliono arrivare fino ad Arslanbob, che si trova a circa 50 chilometri dalla strada principale, spesso ti lasciano lì e poi devi trovare un altro mezzo per gli ultimi cinquanta chilometri.

Finisce che due ragazzi ci portano via, aggiudicati per 1000 som a persona, è il prezzo che avevamo sentito dire un po’ da tutti. E pare che ci portino fino a destinazione. La macchina è piccolina, e l’autista non sembra un taxista, il baule è pieno di roba. Sembra che siano due ragazzi che tornano a casa e forse sono lì per trovare qualcuno con cui dividere la benzina.

Le montagne e la valle del fiume Naryn

arslanbob noci
welcome in Arslanbob

Prima di Kara Balta imbocchiamo la strada che inizia a salire sempre più fra le montagne fino ad arrivare al passo, attraversiamo il famoso tunnel, almeno famoso fra i ciclisti perché molto stretto. Avevamo sentito dire anche senza luci ma le luci ci sono. E comunque c’è un marciapiedi quindi si può fare a piedi senza rischiare la morte. Ma si è creata questa leggenda e molti caricano la bici su qualche camion per attraversarlo.

Sta iniziando a nevicare e ci stupiamo nel vedere che ci sono ancora yurte quassù. L’autista guida tranquillo, cioè non come uno psicopatico e ne siamo contenti. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada e i due ragazzi ci pagano il pranzo. Da questo capiamo definitivamente che non sono taxisti di professione.

La strada é bellissima e non impervia, corre lungo il Fiume Naryn, un placido e verde corso d’acqua che scorre tra fantastiche, pensiamo che sia un posto perfetto per fare canoa. Siamo davvero dispiaciuti di non pedalare qui, ma la nostra attrezzatura non é per la stagione fredda (e non abbiamo i soldi per procurarcela).

La nostra guesthouse ad Arslanbob

Arriviamo al bivio con la strada per Arslanbob quando è quasi buio. Verso le 20 arriviamo in paese, non abbiamo visto quasi nulla di questa parte della strada. Ci lasciano nel centro del paese, è tutto chiuso e buio. Abbastanza strano visto che solitamente in Kyrgyzstan tutto rimane aperto 24/24.

Andiamo a bussare al cancello del CBT come ci aveva consigliato Chad. Ci accolgono con tè, noci e mele e ci trovano una guest house, la n° 18, un ragazzo ci viene a prendere in macchina e ci accompagna.

La casa è veramente bella, pare in tradizionale stile Uzbeko. C’è un’enorme veranda con tante piante, tutto in legno, e un grande tavolo basso circondato da tappetti sui quali sedersi a mangiare e bere un tè (e cos’altro se no?). La nostra stanza è bella, anche se con carta da parati kitch. Devo dire che anche l’asta per la tenda di un fucsia sberluccicoso non scherza. Uniamo i materassi che sono per terra sui tappeti. Non sono materassi come li intendiamo noi, sono in pratica delle coperte molto grosse, ma molto comode.

C’è una ragazza con una lunghissima treccia che parla qualche parola di inglese. Pare l’usanza sia quella di non tagliarsi i capelli fino al matrimonio. Ci chiede a che ora vogliamo la colazione domani. Qui le donne non frequentano molto la scuola, infatti nessuna parla il russo, al contrario degli uomini.

Guardate più foto di Arslanbob nella nostra photo gallery

arslanbob guesthouse
La nostra guesthouse ad Arslanbob

Al nostro risveglio ci aspetta un’insolita colazione. Patate fritte e uova.
Dopo mangiato usciamo e iniziamo ad esplorare il paese e i suoi dintorni. Tutto è molto bucolico.

Qui il 90% degli abitanti é Uzbeko, sono religiosi. O più che altro seguono abbastanza alla lettera la tradizione. Le donne non studiano molto, a diciotto anni ti sposi, via la treccia e fine della pacchia. Il compito delle donne è tipicamente quello di prendersi cura della casa, oppure di campi ed animali.

E i vestiti sono tradizionali. Le donne portano gonne lunghe su pantaloni lunghi e il fazzoletto in testa, solo sulla testa, il collo è scoperto per intenderci. Come fanno anche altre donne in Kyrgyzstan, ma qui sono tutte le donne a portarlo, senza eccezione. Gli uomini portano il cappello uzbeko (Taqiyah), più sobrio del simpatico cappello kyrghizo (Kalpak).

Non vendono la birra o alcolici di nessun genere da nessuna parte.

Ma un’altra attività tipica esclusivamente di questo villaggio è la raccolta delle noci. Qui intorno si trova infatti la  foresta di noci più grande del mondo e questo è proprio il periodo del raccolto. D’altra parte siamo venuti qui ora propria per questo.

The big waterfall (bol’shoy vodapad)

Kyrgyzstan Eagles
huge eagles circling around our heads near the big waterfall

Andiamo al CBT dove vediamo sulla mappa qualche posticino che potremmo raggiungere a piedi. Ci incamminiamo verso quella che sulla mappa viene indicata come “big waterfall” (grande cascata), Per raggiungerla attraversiamo tutto il paese, notiamo che le case sono costruite in maniera diversa qui (porte e finestre sono dritte) e i giardini sono molto curati con fiori, piantine varie e molti alberi da frutto. Ma il paese é quasi deserto, presto capiamo il perché.

Superato il paese continuiamo a seguire la strada che costeggia il fiume, incontriamo Hayat, la guida del Cbt di cui ci aveva parlato Chad. Sta andando in montagna con un gruppo di turiste, torneranno domani. Li salutiamo e ci incamminiamo versa la cascata prendendo ovviamente il sentiero sbagliato, che è ripido e pietroso ma dura poco.

La cascata è alta circa 80 metri ma in realtà la cosa più affascinante è che sopra le nostre teste è pieno di aquile, sono almeno cinque. E sono grandi. Ci viene in mente di quando il controllore del treno kazako ci fece vedere un video nel quale l’aquila vedeva uno stambecco sull’orlo di un burrone e lo acchiappava per poi lasciarlo cadere nel precipizio…Ci spostiamo un po’ più all’interno…
|
Torniamo verso il paese seguendo un bucolicissimo sentierino lungo il calmo torrente e poi imbocchiamo la strada per la foresta di noci. Iniziamo a vedere i primi alberi. Sono veramente giganteschi, specialmente considerando quanto tempo ci mettono i noci a crescere. C’è un sentiero molto carino da seguire ma gli alberi sono recintati e non ci si può avvicinare. Ci chiediamo se siano di proprietà di qualcuno. Domani lo chiederemo ad Hayat.

Vediamo qualche tenda in mezzo agli alberi (la gente del villaggio si trasferisce nella foresta durante il periodo della raccolta) ma non vediamo nessuno raccogliere le noci. Ci piacerebbe entrare più “nel profondo” della foresta ma non capiamo quale sentiero bisogna fare ed è tardi. Riproveremo domani. Dobbiamo andare al paese a comprare qualcosa prima che chiuda tutto, il che avviene intorno alle 18:30! E noi arriviamo in ritardo, alla fine ci mangiamo pane burro e banane. Domani ci faremo preparare la cena dalla padrona di casa.

La piccola cascata (malenki vodapad)

Arslanbob
the rocky landscape close to the big waterfall

Ci laviamo, dall’altra parte del cortile c’è una piccola casetta, dentro c’è la doccia ed anche la sauna. La padrona di casa ci riscalda l’acqua. Trovo persino un phon.

Andiamo al Cbt, Hayat non è ancora tornato dalla gita in montagna. Controlliamo meglio sulla mappa appesa al muro come raggiungere la profondità della foresta. I sentieri non sono segnati e non ci sono mappe. Ci avviamo verso la small waterfall, che non è indicata, ma chiedendo indicazioni per la “malenki vodapad” (“piccola cascata” in russo) agli abitanti riusciamo a imboccare la strada giusta.

Questa piccola cascata mi piace molto di più di quella grande, forse perché siamo molto più vicini. Un ponte “improvvisato” (in pratica un pezzo di ferro riciclato da non si capisce dove appoggiato sulle due rive del fiume) ci porta ad un’altra improvvisata scala di ferro che si inerpica sul monte dall’altra parte. E arriva ad un caffè! Chiuso.

Entriamo nella più grande foresta di noci del mondo

Da lì parte un sentiero, sempre non segnalato, che arriva nella foresta. La foresta è un labirinto, non nel senso che si può immaginare però. Ci sono solo noci e non sono fitti, il problema è che ci sono un sacco di recinti, probabilmente per gli animali, e quando si entra da un cancello non si capisce bene da dove uscire. Comunque con l’aiuto del gps, che ci dice almeno in che direzione andiamo, non è poi così complicato.

Andando avanti iniziamo a vedere sempre più persone nel bosco. Vivono lì con l’intera famiglia e gli animali. Ma non vediamo nessuno raccogliere le noci. Sembrano che stiano facendo tutti la penichella. Finalmente arriviamo a una parte di foresta non recintata. E vediamo un uomo su un albero. Sta scuotendo i rami per fare cadere le noci.

Arslanbob, un villaggio nel bosco

la più grande foresta di noci
vivere nella foresta di noci

Questa parte di foresta sembra davvero un paese nel bosco, è pieno di tende, una ha persino il giardinetto recintato con il cane. C’è un sacco di gente che passeggia, dorme, cucina, bambini che giocano. Vediamo altri raccoglitori. Uno ha la scala fino ad un certo punto del tronco e poi si arrampica. Gli altri nemmeno la scala. Saltellano su questi rami altissimi per far cadere le noci e poi scendono lungo il tronco aggrappandosi braccia e gambe al tronco. Sembra un po’ rischioso.

Percorriamo almeno una dozzina di chilometri immersi in questa atmosfera da film di Miyazaki. La giornata è bellissima, piena di sole.

A casa c’è un altro ospite che mangia insieme a noi. La cena arriva, la quantità è eccessiva! Tutto è in unico piatto, c’è un peperone ripieno di riso, almeno cinque patate bollite, un sacco di altre verdure e per Daniele anche della carne. Ah dimenticavo, anche una pannocchia. Nessuno di noi riesce a finire il piatto. Chiacchieriamo un po’ con l’altro ospite, Nathan, anche lui un blogger, e andiamo a dormire felici.

Domani lasceremo Arslanbob. Con dispiacere. Con un po’ di fondi in più sarebbe davvero un posto dove trascorrere più tempo.

raccolta delle noci
Arrampicandosi su un noce per la raccolta
noci Asia Centrale
noci lasciate ad asciugare