
In bicicletta da Caorle, Veneto, Italia a Karlovac in Croazia. Attraversare la Slovenia in fretta. Un diario giornaliero. Con la mappa del percorso, il profilo altimetrico e la mappa delle foto a livello stradale di seguito.
San Giorgio di Nogaro
Visto che siamo in campeggio ci svegliamo con calma, verso le 9.30. Fa già caldissimo, ci sono 30° e non tira un filo d’aria. Sistemiamo le nostre cose con calma. Un alpino ci chiede da dove veniamo e ci dice che da giovane faceva ciclismo nei dilettanti e che anche adesso, a 76 anni, si fa le sue uscite di 40-50 chilometri ogni giorno.
Tutti ci chiedono sempre da dove veniamo, nessuno ci ha ancora chiesto dove stiamo andando. Non so, forse pensano che il posto dove vivono debba essere per forza la destinazione.
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Comunque, con la “flemma” che ci contraddistingue, alle 12.00 siamo pronti per partire. Scopriamo che il ragazzo che gestisce il campeggio ci conosceva perchè ci aveva risposto sul forum Il Cicloviaggiatore e si vuole fare una foto con noi. Eccola qui. Ci fa un po’ di sconto e ci spiega una strada alternativa che però non imbocchiamo perchè ho ancora qualche difficoltà di comunicazione con il gps!
Ci fermiamo a mangiare e ripartiamo. La strada non ha niente di particolare, passa attraverso campi, campi, e ancora campi. Ci sorpassano trattori che sembrano enormi dinosauri! Arriviamo nel paesino di San Giorgio, gelato e birretta. Subito fuori dal paese c’è una specie di boschetto dove dormiamo. E’ pieno di lucciole!
San Giorgio di Nogaro – Bosco Bazzoni

Verso le 10.00 stiamo pedalando verso Monfalcone. Daniele continua ad avere male al ginocchio, ci fermiamo, prendiamo la busta delle medicine e dentro c’è un formicaio: cioè, non un paio di formichine, ma un esercito di cento formichine rosse e nere ovunque. Ancora non abbiamo capito perchè, invece di assaltare il cibo hanno preferito l’Oki…
Comunque, in qualche modo ci siamo liberati di queste compagne di viaggio. Poi, sosta alla guardia medica dove finalmente fanno il punturone miracoloso a Daniele. Fino a Monfalcone niente da dire, campi e poco più. Molto bella invece la strada panoramica per Trieste, un po’ di salita “finalmente”. In cima c’era un piccolo tunnes chiamato “il tunnel del clacson“. In effetti ogni macchina che passava lo suonava. Non sappiamo perchè, se lo scoprite o lo sapete ditecelo!

Poi tutto il lungomare di Trieste, con annesso vento, e arriviamo in Piazza Unità d’Italia. Ripartiamo (dopo una birretta) per il confine sloveno e qui inizia l’inferno, detto anche la salita. Ma ce la facciamo. Io non sono mai scesa dalla bici e con una media degli 8,5 km/h (con dei picchi dei 5,5) sono arrivata in cima! Felicissima! E con un signore che mi continua a dare indicazioni sulla strada (lui a piedi) e si aspettava risposte da me che non avevo fiato residuo, figuriamoci per chiacchierare!
Abbiamo fatto i nostri 70 chilometri e ne mancano 4 al confine. Faticoso lasciare questa Italia!
Comunque proprio prima della discesa abbiamo deciso di piantare la tenda nel bosco lungo la strada. Un boschetto molto bello e pieno di profumi. Daniele dice anche con uno spiritello del bosco. Spero sia buono.
Abbiamo mangiato giusto in tempo per evitare il temporale, forse grazie al Totoro del bosco.
Ci sono tuoni e fulmini e dentro la tenda dobbiamo urlare per sentirci! Speriamo domani il tempo sia meglio.
Bosco Bazzoni likes Pri – Divaci (Slo)

Dopo il temporale della notte questa mattina ci siamo svegliati con un bel sole! Partiamo per passare il confine che dista solo 4 chilometri ma il Président rimane senza freno davanti. Quindi si va a Basovizza a cercare un biciclettaio.
Qui il lunedì è tutto chiuso, per tutto il giorno, e oggi, ovviamente, è lunedì! Fortunelli. Ci dicono di provare ad Opicina, a 10 chilometri, ma anche qui tutto chiuso. Quando ormai avevamo deciso di passare la giornata a bere Lasko Pivo un signore al bar ci dice che dopo il confine, a Sezana, c’è un riparatore e che lì sono aperti.
Passiamo il confine con la Slovenia, che non ha niente di speciale. C’è solo un cartello che sembra il simbolo dell’Eurospin! E anche il paese non ha niente di speciale ma ha un biclettaio che sistema “alla meglio” il freno. In compenso notiamo che la ruota davanti è un po’ storta. Koga vs Président 1-0. Alla fine ripartiamo ma ormai è tardi.
La Slovenia è bellissima, piena di verde e di boschetti placidi ideali per il free camping!
Pri Divaci (Slo) – Soboli (Hr)

Piove, piove, piove! La tenda tiene, per fortuna! Verso le 10.30 sembra smettere di piovere e partiamo, ci sono 9°! Cioè 20 in meno di ieri. Prendiamo la strada per la Croazia, panoramicamente molto bella, con monti a destra e a sinistra ma molto trafficata, con parecchie curve e senza spazio al lato della corsia delle macchine.
Dopo una quindicina di chilometri decidiamo di fermarci a mangiare. Daniele vuole la specialità slovena: in quasi tutti i ristoranti, all’esterno, c’è un camino e uno spiedo si cui gira un maiale interno. Visto che io sono vegetariana è in pratica costretto ad adeguarsi, due cene separate con il fornellino ad alcol sarebbe un po’ complicato!
Vediamo un posto che ci ispira, un po’ defilato dalla strada principale. Il gestore è simpatico, ma niente porco allo spiedo, In compenso ci elenca una quantità di piatti infinita, e tutto sembra buono! Quando ho detto di essere vegetariana non mi ha proposto le “verdure grigliate” come avviene in ogni posto d’Italia ma gnocchi con funghi porcini e formaggio fritto! Ok, vada per il gnocchi, buonissimi! Daniele si deve accontentare della bistecca della casa avvolta nel prosciutto!
Dopo cotanto pranzo (pagato pochissimo) ripartiamo, fa sempre freddo ma adesso ci sono ben 12°.
Croazia

Siamo in Croazia. Saliamo, saliamo, saliamo! Attraversiamo minuscoli paesini, a cambiare non è tanto il paesaggio quanto case e villaggi.
C’è Lipa, un borghetto di una ventina di case dove in ogni angolo è ricordato l‘eccidio del 30 Aprile 1944, potete leggere qualcosa qui.
Un po’ di chilometri e di salite dopo incontriamo un altro paesino (in realtà 10 case) dove c’è un minimarket, letteralmente. C’è la commessa, un signore con enormi baffi e una birra in mano e un terzo signore più anonimo. Ci guardano come fossimo atterrati da un paese alieno. Dopo la salita inizia una lunghissima discesa, che purtroppo sembra finire subito! Per tornare al tema culinario, ci metti ore a fare una cosa buona e poi in 5 minuti te la mangi!
Finisce anche il bosco e iniziano le case, i posti per accamparsi non sono molti, verso le 20.00, dopo ormai 70 chilometri ci fermiamo in un prato, al riparo di qualche alberello, proprio a 50 metri dall’entrata dell’autostrada. C’è un sacco di vento e cucinare è un po’ complicato. Ci riposiamo in attesa della vera salita, quella di domani!
Soboli – Ravna Gora

Questa notte c’è stato vento fortissimo!Ci siamo svegliati un sacco di volte! Paura! Prova tenda n°2, ha tenuto benissimo!
Verso le 9.30 siamo quasi pronti a partire, accelleriamo un po’ quando ci accorgiamo che stiamo dormento nel pascolo delle capre del vicino. Ci sono 24,5°, si sta bene!
A 200 metri dalla partenza inizia l’infermo, ci aspettano 900 metri di ascesa perenne. Io mi sono fatta qualche pezzo a piedi, dopo aver notato che facevo la stessa velocità che in bicicletta ma meno fatica!
Quasi in cima c’era il bar di una signora anziana che ci ha fatto un cappuccino buonissimo. Era una signora molto dolce, di quelle vecchiette con gli occhi sorridenti.

Dopo una ventina di chilometri vediamo finalmente il Lokvarsko Jezero. Certo, la salita é una faticaccia e mentre la fai con una bici che pesa più di te pensi un sacco di imprecazioni, ne inventi anche di nuove. Poi, quando arrivi su, vedi il mare lontano, vedi le macchine sulla strada dalla quale sei partito piccole piccole, sei felice. Di quella felicità che ti prende da bambino quando per la prima volta fai una cosa con le tue gambe. Come andare in bicicletta.
Da lontano, ma non troppo, vediamo avvicinarsi delle nubi piuttosto minacciose. Manca solo un chilometro al lago e ci becchiamo una bella grandinata. Assideramento totale di mani e piedi! Trovo rifiugio sotto una pensilina per i bus quando ormai la grandinata è finita! Perchè, si sa, le pensiline non sono mai al posto giusto al momento giusto!

Infatti, appena ripartiamo, ricomincia a piovere. Ci fermiamo a fare provviste a Delnice e ci prendiamo una birra in attesa che smetta. Ed ecco la cosa migliore della giornata (a parte la soddisfazione della salita). Il bar è gestito da una signora di età indefinita ma certamente rimasta con la mente agli anni ’80, capello cotonato, frangiona e giacca di jeans. Musica croata a palla. Avventori dai 50 ai 60 anni. Tutti sbronzi. Cantano tutte le canzoni e sanno tutte le parole. Sono le 4 del pomeriggio, non male.
Quando ce ne stiamo per andare quello più sbronzo di tutti inizia a parlarci in croato, che, secondo lui, è la lingua più comprensibile del mondo. Alla fine capiamo (soprattutto grazie a quello meno sbronzo) che vuole darci le chiavi della sua casa nella Shuma (non so come si scrive), foresta.
Daniele ha pensato per mezz’ora che parlasse di Schumaker e io che ci proponesse una cosa a tre! Alla fine ci ha offerto una birra. Ripartiamo un po’ sbronzi pure noi! La salita non era finita! Ma almeno ogni tanto c’è qualche discesa. Stasera ci siamo presi una stanzetta ed abbiamo fatto bene, qui due giorni fa nevicava ed il termometro segnava – 2°
Ora dormiamo in un lettino, la stanza è grande come casa mia! E domani in viaggio verso Karlovac, patria della mitica birra Karlovacko. O almeno così pensiamo noi!
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