
Ed eccoci qui, in Kyrgyzstan, sul lago Issyk Kul lake, nella città di Cholpon Ata, I Primi World Nomad Games, la storia si fa davanti ai nostri occhi!
Ma un attimo, cosa sono i Nomad Games?
Premesse storiche e politiche (in breve)
Partiamo dall’inizio: in Asia Centrale oggi, le nazioni hanno una storia comune legata all’Unione Sovietica. Le tribù nomadi viaggiavano per queste immense e dure terre da secoli, unificate da Gengis Khan e poi da Tamerlano nel XIV Secolo.
Le truppe dei conquistatori parlavano lingue di stirpe Turca, che si espansero in tutta l’Asia Centrale fino ai confini Europei. Kyrgyzi, Kazaki, Azeri, Turkmeni, Uzbeki fanno tutti parte della famiglia delle lingue turcumanne e spesso sono intellegibile le une con altre. Insieme alla lingua arriva la cultura e i giochi che ne fanno parte.
Con l’Unione Sovietica arriva la Russificazione. Ma, con il fallimento Sovietico, l’identità turca emerge di nuovo. E nell’attuale geopolitica potrebbe giocare un ruolo importante.
L’idea dei giochi appare per la prima volta nel 2011, durante la visita in Kyrgyzstan del Primo Ministro Turco Recep Tayyip Erdoğan (cit), come modo di migliorare le relazioni fra i paesi di lingua turcomanna ed espandere l’influenza politica della Turchia in Paesi dove é invece forte l’influenza Russa.
Un inizio da dimenticare
Disclosure: Some of our articles contain affiliate links. This comes at no additional cost for you and helps us keep this website up and running. (as Amazon Associates we earn commission from qualifying purchases)

Ieri all’ufficio stampa dell’ippodromo ci avevano detto di presentarci questa mattina alle 8 per avere il nostro accredito. Ci svegliamo all’alba e andiamo ma ci troviamo davanti uno schieramento di militari che ci impedisce il passaggio, e lo impedisce a tutti! Cerchiamo di spiegare che abbiamo un appuntamento alle 8 ma niente da fare.
Oltretutto ci avevano detto che questa mattina ci doveva essere la cerimonia di apertura dei giochi. Alla fine uno dei militari (nessuno dei quali sembra nemmeno maggiorenne) ci dice che apriranno alle 9, dopo un po’ ritorna e ci dice che apriranno le 10. Non male come inizio.
Nessuno sa niente del programma, così ce ne andiamo a spasso per il paese e visitiamo tutte le guest house alla ricerca di un posto più economico e lo troviamo proprio vicino alla guest house di iera sera, costa la metà, ha un bel giardino, la cucina e il wi-fi funziona. Traslochiamo e lo diciamo anche ad Emile. Traslocherà anche lui.
La cerimonia inaugurale

Ce ne andiamo in spiaggia, molto affollata e piena di turisti al contrario di tutti gli altri posti visti fino adesso. Daniele riesce anche a farsi un bagno. Di ritorno dalla spiaggia incontriamo un giornalista, ci dice che i giochi sono già iniziati da qualche parte nel paese, lui ha visto la lotta.
Ma come è possibile che siano iniziati e che nessuno lo sapesse all’ufficio stampa, e poi i giochi dovrebbero iniziare dopo la cerimonia di inagurazione dei giochi stessi! Qui sembra proprio che si sveglino la mattina e decidano cosa fare. Di nuovo Kafka again.
Ce ne torniamo all’ippodromo per assistere alla cerimonia, per entrare la situazione è delirante, sembra di dovere entrare ad un concerto di Madonna (o almeno me lo immagino così) solo che qui è gratis. Litigo più o meno con tutti perchè continuano a spingere da tutte le parti, il chè non ha senso visto che il “cancello” (costituito dai militari) è chiuso.

La cerimonia non è niente di speciale. Ma una cosa ci colpisce subito, ci sono delle piramidi e dei giochi di luce quindi come poteva l’ufficio stampa pensare che la cerimonia si potesse tenere alle 10 del mattino? Mistero…
C’è un bravo ballerino, coreografie di gruppo, cantanti in playback, e dei cavalli in fiamme che corrono cavalcati da un uomo, anche lui in fiamme. Il tutto dura circa un’ora e mezza più un’altra ora e mezza di attesa per l’inizio.
Ovviamente c’è stata anche la consueta sfilata con le bandierine ma completamente fuori tempo. Mentre lo speaker chiamava l’Azerbaijan (in ordine alfabetico) stava già sfilando il Kazachstan.
Ci sono anche nazioni che non ci saremmo mai aspettati come Francia, Germania, Svezia, Stati Uniti, Austria. Probabilmente parteciparanno al torneo di Toguz Korgool (un boardgame simile al Mancala africano).
La squadra della Turchia é la più numerosa dopo il Kyrgyzstan, tutti nel pubblico sono stati dotati di una bandierina Turca da sventolare, mossa politica abbastanza chiara.
Dopo aver visto le 19 bandiere sventolare ed i 400 atleti sfilare (source CNN), e ne torniamo mestamente in paese sperando di riuscire a vedere qualcosa domani e ci prendiamo una birra con Misha e Julius (i giganti tedeschi che abbiamo conosciuto sul traghetto per la Georgia) che ci hanno raggiunto qui prima di andare a Karakol.
Kok Boru – polo con una capra morta

Andiamo all’ippodromo verso le 10 del mattino, orario riferitoci da fonti non confermate. Dovrebbe iniziare il torneo di Kok Boru.
Il Kok Boru é la versione Kyrghiza dell’afgano Buzkashi, ovvero due squadre composte da 4 cavalli e 4 cavalieri si danno botte cercando di conquistare una capra morta (che sarebbe la palla) e di farle fare canestro dentro un grande cesto di cemento.
La squadra é composta da un totale di 10 giocatori che possono entrare in campo e scambiarsi in ogni momento. Ognuno ha una frusta, usata per il proprio cavallo ma anche per il cavallo degli avversari o per l’avversario stesso.
La capra é senza testa, le zampe sono tagliate corte, viene disossata e riempita di sabbia per raggiungere il peso regolamentare. Facile no?
La partita naturalmente inizia verso l’una, con noi ci sono Misha e Julius con fidanzate e sono arrivate anche Claudia e Bettina (coppia austriaca in bicicletta). Si contendono la capra Uzbeki e Turchi, vittoria schiacciante della Turchia.
Dagli spalti non si riesce a vedere molto perchè il campo è di sabbia e i cavalli la sollevano avvolgendo i contendenti in una nube impenetrabile.
Qui le nostre foto del Kok Boru
Su al jailoo – il campo di tutte dei Nomad Games

Andiamo al Kyrchyn Jailoo, un bel posto nelle montagne dove si svolge la parte culturale del Festival. Un Jailoo é un campo estivo di yurte, di solito montato in montagna. Oggi si dovrebbe tenere la “gara” di eagle hunting e un concerto.
Andiamo con Emile, Claudia e Bettina dopo una lunga contrattazione con i taxisti. In teoria dovevano esserci delle navette ma in pratica non ci sono.
Sul taxi: un fashion designer di Narin, un altro tizio che pare il suo fidanzato, una signora non identificata, Claudia, Bettina e noi due. L’autista si trova così in macchina con 4 omosessuali dichiarati (cosa assolutamente non comune qui) e appare, per così dire, in soggezione. Non dice una parola per tutto il viaggio e ci guarda perplesso dallo specchietto.
A Kyrchyn ci sono un centinaio di yurte, i nostri compagni di taxi ci invitano per un tè e noi andiamo, qui fa freddino. Oltre al tè ci portano anche dolcetti pane e marmellate. Ci sono delle signore che cantano, una suona il komuz, strumento tradizionale del Kyrgyzstan.
Poi arriva un’altra signora anziana, anche lei con il vestito tradizionale e anche lei canterina. Recita qualcosa e ci da una sorta di benedizione. Tutte le yurte sono decorate con coloratissimi shirdak di feltro.
La signora che era con noi in taxi mi dice, ad alta voce e in inglese, che “quelle due ragazze” (Claudia e Bettina) sembrano uomini. Veramente molto delicata e di classe…
Qui le nostre foto del Kyrchyn Jailoo
Kyrgyz performing arts

Quando finalmente usciamo dalla yurta l’eagle hunting è finito, non abbiamo visto niente ma ci dicono che non era una competizione ma solo una dimostrazione. In ogni caso non abbiamo visto niente ma ci siamo divertiti con le signore della yurta.
Ci imbattiamo invece in un bambino che sta recitando il Manas, poema epico che viene tramandato oralmente. Il Manas é un tesoro nazionale Kyrgyzstan, venti volte più lungo di Odissea e Iliade messe insieme. La recitazione é intensa ed ipnotica, anche se, naturalmente, non capiamo una parola.
Inizia un concerto abbastanza tremendo, anche qui tutti suonano con la base. Poi sale un polistrumentista che però non sa suonare neanche uno strumento. Sale poi un altro gruppo ma a metà della canzone il presentatore li caccia letteralmente dal palco e davvero non ne capiamo il motivo. Poteva almeno fargli finire la canzone, non erano nè peggio nè meglio degli altri…
Per fortuna sale anche un ragazzo che suona il komuz ed è davvero molto bravo, infatti anche il pubblico gli chiede il bis. Il presentatore non vuole, è un tizio un po’ strano. Ma alla fine il pubblico si ribella e vince. Poi però arriva una tempesta sabbiosa e finisce tutto. Cerchiamo un autobus per Cholpon Ata e andiamo a vedere la lotta.
Lotta in Asia Centrale

I vari tipi di lotta (senza cavalli) si svolgono a Ruk Hordo, un centro culturale all’aperto nella parte Ovest di Cholpon Ata.
Il primo che vediamo é un incontro di Alysh, una stile di lotta con cintura dell’Asia Centrale. Gli atleti devono tenere la cintura dell’avversario, e cercare di buttarlo a terra.
Po é la volta del Kuros (o Kurash o Kurosh o molti altri nomi), più simile al Judo. C’é un gigantesco ragazzo della Mongolia che nessuno riesce a battere. In pratica, cinque o sei opponenti sono in fila davanti a lui, uno alla volta cercano di muoverlo ma nessuno ci riesce, sembra uscito da un episodio di Hokuto no Ken (Fudo della montagna, per chi se lo ricorda).
Qui le nostre foto delle lotte dell’Asia Centrale (Alysh, Kuros)
Giorno della Cultura a Rux Hordo

Anche oggi siamo a Rux Ordo, proprio di fronte alla nostra guest-house. E’ la giornata dell’artigianato e ci dovrebbero essere dimostrazioni di giochi trazionali di paesi non meglio definiti.
Ci sono molte bancherelle con artigianato proveniente da diversi paesi, strumenti musicali Uiguri, sculture in legno Ucraine, marranzani di Tuva e un liutaio che crea bellissimi Komuz.
Tutto inizia con l’inno nazionale e un coro che canta canzoni tradizionali. Poi salgono sul palco gli azeri vestiti con strani pantaloni stile pigiama africano (quelli che vendono in Italia almeno) e delle grosse clave di legno apparentemente pesanti. Iniziano un balletto agghiacciante, per la maggior parte del tempo saltellano, ogni tanto dicono “alè alè” e anche “allah, allah”.
Dietro i danzatori trogloditi c’è un altrettanto primitivo suonatore di tamburo di bronzo che oltre a tambureggiare si dilettava nel canto stonando ogni sillaba.
Pure i kirghizi del pubblico sono agghiacciati. Ma la giornata azera non è finita qui. Dopo la danza inizia la dimostrazione di un gioco altrettanto evoluto che si svolge così: ci sono due uomini seduti per terra, uno di fronte all’altro. Entrambi tengono in mano un bastone di legno, e devono tenere i piedi puntanti su un’asse di legno.
Lo scopo del gioco e tirare il bastone dal proprio lato. Appassionante. Visto che a quanto intuiamo non c’è una lega internazionale di questo gioco gli azeri sfidano chiunque voglia cimentarsi. Siamo tentati….
La cosa divertente è che i kirghizi sfidanti del pubblico vincono!

Finalmente la giornata azera finisce e sale sul tappeto un vecchietto kirghizo che inizia a ballare il Kara Jorgo, danza tipica. Lui sa ballare. Con lui c’è quella che sembra sua nipote, una bambina di circa 7 anni. Ad un certo punto la gente del pubblico inizia ad avvicinarsi e a mettergli soldi nel cappello. Davvero divertente.
Oltre al danzatore c’è anche un gruppo ucraino di suonatori/ballerini e cantanti che ci è piaciuto molto, peccato non aver capito una parola di quello che dicevano, la gente rideva parecchio.
Ce ne andiamo a casa e torniamo dopo cena per vedere la sfilata durante la quale (o dopo o prima) ci dovrebbe essere un concerto. Ma la sfilata è parecchio noiosa, fa freddo e dopo un’oretta ce ne torniamo a casa. Non c’è nessun concerto.
Qui le foto della giornata di cultura e tradizioni al World Nomad Games
Dentro l’ippodromo – Kok Boru, Er-Enish e Kyz Kuu

Abbiamo ottenuto il nostro Press Pass ed ora possiamo aggirarci con aria più seria fra cavalli e lottatori. Infatti ce ne andiamo subito all’ippodromo dove finalmente possiamo entrare direttamente sul campo.
Er-Enish: wrestling on horses
Assistiamo alla lotta a cavallo a pochi metri di distanza, funziona così: all’interno di un cerchio tracciato sulla sabbia ci sono due cavalli e due cavalieri, lo scopo è menarsi e cercare di buttare giù dal cavallo l’avversario.
La squadra afgana composta da tipi dalle facce poco raccomandabili si arrabbia moltissimo e dice “non gioco più”. Naturalmente non sappiamo il motivo. Vanno a parlare con i giudici e poi menano il giocatore avversario con l’asta della bandiera afgana. E se ne vanno.
Così il Kazachstan, che era la squadra avversaria, vince i successivi incontri senza giocare.
Comunque, lo sport é appassionante, specialmente da così vicino. Ma non per cavalli, a volte si mordono e sanguinano.
Qui la nostra galleria del Er-Enish (o Oodarish)
I giochi nomadi della Turchia

Nel pomeriggio c’è la dimostrazione dei giochi turchi. Il primo consiste in una corsa a cavallo durante la quale si devono scoccare delle frecce verso in bersaglio. C’è un tizio turco vestito da gladiatore (o almeno così sembra a noi) molto bravo.
Poi c’è un altro gioco a squadre, il Jereed, del quale non abbiamo ben chiare le regole. Per giocare servono omarellli, cavalli e manici di scopa. Questi ultimi vengono tirati agli avversari, se vengono colpiti fanno punto gli altri, se li afferrano no. Comunque, per chi volesse provare qui sono spiegate le regole.

Ultimo giorno dei giochi. Alle 10 andiamo all’ippodromo ad assistere alla finale di Kok Boru, questa volta direttamente dentro il campo di gioco. Le squadre che si contendono il titolo e i dinghi (soldi in Russo) in palio sono Kyrgyztan vs Kyrgyzstan! Chi vincerà?
Dall’interno del campo tutto ci appare, diciamo, da un’altra prospettiva. E questa prospettiva, alle volte, è un po’ pericolosa. I cavalli corrono velocissimi e parecchie volte dobbiamo correre anche noi per non essere travolti.
Un giornalista intento a guardare nella sua macchina fotografica non si accorge dell’effettiva vicinanza dei cavalli e viene travolto. Pare stare bene per fortuna. I cavalli sono attenti a non calpestare le persone per terra. Si arriva fino ai tempi supplementari, e alla fine vince il Kyrgystan!
Kyz kuu: corsa a cavallo fra amanti
Dopo la partita ci sono dei tipi che ballano la mia danza preferita, il Kara Jorgo. E poi un’altra dimostrazione di un altro gioco tradizione Kirghizo in cui un uomo e una donna fanno una corsa (a cavallo, e con cosa se no?), se l’uomo vince può baciare la donna ma se arriva prima la donna può frustare l’uomo. Il nome di questo gioco é Kyz Kuu.
Lasciando Cholpon Ata
Torniamo alla Guest House, prendiamo le nostre bici e ripartiamo. La strada dopo Cholpon Ata per fortuna è asfaltata in maniera molto più decente.
Non facciamo molti chilometri, siamo partiti alle 16, ci fermiamo a dormire in una bella spiaggetta sul nostro amato lago Issyk kul, che domani abbandoneremo per raggiungere un altro lago, il Song-Kul, che si trova a 3000 metri d’altezza.
Qui le nostre foto del Kyz Kuu

Seguiteci mentre ci perdiamo
Stay in touch while we get lost! Follow us on Social Media