La zona umida di Santa Lucia e il safari all’iMfolozi National Park

St Lucia ippopotamo

Siamo arrivati a piccolo paese di St Lucia alla fine del nostro viaggio in bicicletta in Sud Africa, prima di dirigerci verso Swaziland, ora Eswatini, e Mozambico. Questo paese si è sviluppato soprattutto come porta al Greater St Lucia Wetlands Park, che ora si chiama iSimangaliso Wetland Park, casa di 1200 coccodrilli del Nilo e 800 ippopotami, oltre ad un’enorme varietà di uccelli e piante. 

Inoltre, non lontano da St Lucia, si trova l’Imfolozi National Park, la più vecchia Nature Reserve di tutto il continente africano. Si trova a circa un’ora in macchina da St Lucia e ci sono diverse possibilità di safari organizzati che partono proprio da qui.

Noi siamo stati 3 giorni a St Lucia, abbiamo fatto una gita in barca per vedere coccodrilli e soprattutto ippopotami e un safari di un’intera giornata all’Imfolozi National Park, dove abbiamo visto elefanti, giraffe, bufali, rinoceronti, antilopi e anche un leone in lontananza.

Nonostante fossimo abbastanza restii a fare safari turistici in Africa questo ci è piaciuto molto, il Parco Nazionale è collinare, è molto grande anche se, certo, l’area è recintata e questo crea diverse problemi nella gestione di animali che farebbero in natura grandi migrazioni, come ad esempio gli elefanti. Inoltre, al contrario di altri parchi, non ci è sembrato ci fossero troppi visitatori e abbiamo avuto l’impressione di non disturbare troppo gli animali.

Disclosure: Some of our articles contain affiliate links. This comes at no additional cost for you and helps us keep this website up and running. (as Amazon Associates we earn commission from qualifying purchases)

st lucia ippopotamo

iSimangaliso Wetland Park

L’area protetta di iSimangaliso è la terza area protetta più grande del Sud Africa, si estende per 280 chilometri di costa, fino al Mozambico, con una superficie totale di 3,280 chilometri quadrati, corrispondenti alla superficie della Valle d’Aosta.

Un po’ di storia di Santa Lucia

Fino al 1895, la baia era stata la dimora del popolo Tsonga che viveva qui da più di un millennio. Quando arrivarono gli inglesi queste persone vennero cacciate. Nel 1895, infatti, l’area venne trasformata in una riserva naturale e venne creata la località e città turistica di Santa Lucia. A causa della colonizzazione, la parte meridionale del parco è stata consegnata alla nazione Zulu, mentre la parte settentrionale è stata data al popolo Tsonga. Prima della colonizzazione, i Tsonga controllavano l’intera baia di St Lucia.

Nonostante la colonizzazione e l’annessione della terra, i Tsonga vivono ancora nella parte settentrionale del parco, nella baia di Kosi. Il Tembe Elephant Park, gestito dal capo Israel Tembe, è una storia vivente che testimonia la ricca storia dei Tsonga, di questo parco e delle zone umide. Il capo Israel Tembe è il custode di questa antica terra di Tsonga che fu portata via durante la colonizzazione. Il regno di Tembe, uno dei regni più potenti dell’Africa meridionale prima della colonizzazione, fu una classe dominante per oltre otto secoli.

Molta parte del parco, ci racconta la nostra guida durante la gita in barca nell’estuario, venne convertita in terra coltivabile ma per via delle condizioni dei terreni e dell’acqua salmastra non cresceva nulla e questi tentativi hanno solo portato alla distruzione dell’ambiente naturale di centinaia di specie animali e di piante.

La zona umida di Santa Lucia e il safari all'iMfolozi National Park 3

Il primo sito UNESCO del Sud Africa

Il parco di Santa Lucia è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per via della sua ricca biodiversità, e per la grande varietà di ecosistemi diversi, che vanno dalla barriera corallina e spiagge sabbiose alle foreste subtropicali, dalle dune, alle savane alle zone umide.

Gli animali presenti nel parco comprendono, oltre ad ippopotami e coccodrilli, elefanti, leopardi africani, rinoceronti bianchi neri e meridionali, bufali, e nell’oceano, balene, delfini e tartarughe marine.

La zona umida di Santa Lucia e il safari all'iMfolozi National Park 4

Attività nel Parco di Santa Lucia, Sud Africa

L’immensità di questo parco offre numerose e variegate attività, per farle tutte dovreste rimanere almeno una settimana. Il nostro visto era in scadenza e abbiamo potuto farne solo un paio, ve ne parleremo qui sotto. Intanto, questo è l’elenco delle principali e più interessanti attività che si possono svolgere all’interno del Parco di Santa Lucia:

  • Bird Watching
  • Estuary Boat Cruise
  • Deep See Fishing
  • Safari
  • Camminate con guida
  • Passeggiate a cavallo
  • Kayaking
  • Immersioni e snorkeling
  • Vedere le tartarughe che depongono le uova sulla spiaggia
  • Guardare le balene

Queste ultime due attività, naturalmente, non si possono fare tutto l’anno. È possibile osservare le tartarughe intorno all’inizio di Novembre, questo è l’unico luogo in Africa dove le tartarughe Loggerhead e Leatherback vengono a deporre le uova. Contattate uno degli operatori che organizza i tour se volete sapere più precisamente il periodo, trovate i contatti qui.

Lo stesso discorso vale per le balene, che passano davanti la costa di Santa Lucia nel corso della loro migrazione invernale verso luoghi più caldi, in particolare Mozambico e Madagascar. L’inverno in Sud Africa va da maggio ad ottobre, ma se siete interessati alle balene contattate uno degli operatori che trovate elencati qui.

Estuary Boat Cruise: gli ippopotami di Santa Lucia

Noi abbiamo prenotato la visita presso l’ostello dove alloggiavamo, che tra l’altro consigliamo, è la più economica soluzione, ha camere private, tende già pronte, due piscine e una grande cucina comune, si chiama Monzi Safaris Backpackers.

Ad ogni modo è anche possibile andare direttamente al porto e comprare il biglietto, tenete presente che durante le festività o periodi di vacanza potreste non trovare posto nella stessa giornata. Il costo del biglietto è di circa 200 Rand a testa, dipende dalla soluzione scelta.

Ci sono barche più grandi che contengono fino ad 80 persone e, a quanto abbiamo visto, sempre al completo o altre più piccole, con una capienza massima di 15 persone. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione, molto più intima, sia per noi che per gli ippopotami, la guida non doveva urlare ad un microfono, noi non dovevamo spingerci per fare le foto e durante il tragitto ci hanno offerto caffè e frutta.

Il giro nel lago di Santa Lucia dura circa 2 ore, si tratta di un lago molto basso, la massima profondità è di un metro e mezzo ed oltre a ippopotami e coccodrilli si possono vedere, all’alba, le pinne degli squali che vivono nella parte più larga del lago.

I coccodrilli sono più facili da vedere in inverno, quando se ne stanno sulla riva a prendere il sole mentre durante l’estate cacciano e sono invisibili nelle acque torbide del lago. Gli ippopotami, invece, passano tutta la giornata immersi nell’acqua, uscendo per mangiare solo di notte (anche se ne potete incontrare qualcuno anche in pieno giorno in paese, eventualità comunque rara ma è successo come potete vedere qui).

Gli ippopotami sono tra gli animali più pericolosi in Africa, secondi solo alle zanzare, e sono responsabili di 500 morti ogni anno. Di notte, infatti, quando escono dall’acqua sono aggressivi e spesso attaccano senza apparente motivo, nonostante sembrino impacciati possono raggiungere i 50 chilometri orari e i loro denti enormi non lasciano alcuna possibilità di sopravvivenza quindi non aggiratevi di notte a piedi da queste parti.

Nella barchetta che vi accompegnerà, invece, sarete al sicuro anche se a noi è parso di essere talvolta troppo vicini agli ippopotami, non tanto per ragioni di sicurezza quanto per la noia portata a questi animali che si ritrovano spesso una barca parcheggiata ad un paio di metri di distanza.

L’esperienza, però, è stata molto bella, da vicino sono ancora più grandi di quanto ci si immagina, abbiamo anche visto una mamma che insegnava a nuotare ad un cucciolo di pochi mesi. Ogni 800 metri incontrerete un gruppo di ippopotami con il maschio dominante ed il suo harem, incontrare gli ippopotami è una certezza, almeno fino a quando non si stancheranno dei turisti.

elefante sud africa

Imfolozi National Park, il parco più vecchio in Africa

Sempre tramite il Monzi Safaris Backpackers abbiamo prenotato il safari di un giorno all’iMfolozi National Park, il più vecchio parco nazionale in Africa, istituito nel 1895. È l’unico Parco Nazionale pubblico in Kwa Zulu ad ospitare i Big Five e grazie ai suoi sforzi ha, ad oggi, la più grande popolazione al mondo di rinoceronti bianchi, nonostare il bracconaggio sia un problema quotidiano.

È possibile fare il safari in self drive con la vostra macchina ma, come sapete, noi viaggiamo in bicicletta, mezzo assolutamente vietato nei parchi naturali, per ovvie ragioni. Ad ogni modo è più facile avvistare gli animali non essendo impegnati nella guida e avendo più occhi a disposizione. Inoltre vi verranno date un sacco di informazioni su quello che state osservando.

Se vi avvarrete di un tour organizzato vi verranno a prendere alle 5 del mattino in albergo e dopo un’oretta, alle prime luci dell’alba, arriverete al cancello del parco nazionale. Di solito è compreso il pranzo (una grigliata) con vino e birra, in perfetto stile sudafricano.

Il giro dura parecchie ore, fino alle 2 o alle 3 del pomeriggio ma si può anche scegliere la mezza giornata che è solo di qualche ora più corta e non comprende il pranzo. Noi abbiamo scelto la giornata intera perchè la differenza di costo tra l’una e l’altra opzione non era molta, 1200 Rand per la giornata intera

A parte una piccola pausa per la colazione, starete sempre in macchina fino al pranzo, intorno alle 11.30. La macchina è aperta sui lati e ci hanno fornito delle coperte perchè la mattina presto può essere freddo, portatevi comunque qualcosa di lungo da indossare. Il percorso che abbiamo fatto noi era di una lunghezza di 120 chilometri.

safari sud africa

Problemi e possibili soluzioni per la conservazione degli animali selvaggi in Africa

Forse voi lo sapevate già ma noi lo abbiamo scoperto solo qui, il termine Big Five definisce i 5 animali che erano più difficili da cacciare e non, in effetti, i 5 grandi animali africani. I Big Five sono il leone, il bufalo, il rinoceronte, l’elefante ed il ghepardo.

Il leone, essendo un animale notturno, è un po’ difficile da incontrare di giorno, noi ne abbiamo visto uno da molto lontano. Non abbiamo visto, invece, il leopardo che, a quanto ci ha spiegato la nostra guida, viene ucciso dal leone in quanto concorrente nella caccia. In natura i leopardi non vivono nel territorio del leone ma qui sono costretti a convivere e, a quanto pare, i leoni hanno la meglio.

Anche se non è certo uno zoo, ma un parco di ben 960 chilometri quadrati, e a noi può apparire immenso, non è lo stesso per gli animali che vivevano in spazi ben più sconfinati di questo. Lungo il percorso abbiamo visto molti alberi distrutti, ci hanno spiegato che sono gli elefanti a farlo come “prova di forza”.

Quello che accadeva prima dei recinti, però, è che gli alberi avevano il tempo di rigenerarsi; gli elefanti migravano fino al fiume Zambesi, al confine tra Zambia e Zimbabwe ed essendo questo non attraversabile, tornavano indietro, attraversando il Mozambico e di nuovo in Sud Africa: questo percorso richiedeva 3 anni e nel frattempo gli alberi presi a capocciate dagli elefanti ricrescevano. Ora, per via dei recinti, questo viaggio richiede solo 3 mesi e la vegetazione non riesce a guarire le sue ferite. 

Un altro problema che deve affrontare il parco sono i bracconieri, gli abitanti del luogo vivono con pochi euro al giorno e quando qualcuno bussa alla porta offrendo 30.000 dollari per chi riesca a portare un corno di rinoceronte non è facile dire di no. A questo si aggiungono spesso politici corrotti con interessi economici nel traffico di avorio, corni e quant’altro.

La nostra guida suggeriva il taglio preventivo del corno, soluzione che ha adottatto il vicino Zimbabwe, che ha deciso di anestetizzare e tagliare il corno a 700 rinoceronti per combattere il bracconaggio. In questo modo il rinoceronte si ritrova senza corno ma vivo. L’idea sarebbe quella di renderlo un commercio legale, almeno fino a che ci sarà domanda da parte di Cina e Vietnam che attribuiscono al corno di rinoceronte proprietà miracolose. Proprietà che, ovviamente, non esistono visto che il corno è fatto di cheratina, come le nostre unghie. Proprio per questo la soluzione dello Zimbabwe sembra quella giusta, la domanda non sta affatto diminuendo, e il corno, come le nostre unghie, ricresce.

Diversi paesi africani chiedono anche la legalizzazione del commercio dell’avorio, a quanto pare gli elefanti sono in sovrannumero rispetto allo spazio che gli è stato concesso dall’uomo, potete leggerne di più qui. Va da sè che gli unici mammiferi ad essere in effetti in sovrannumero siamo noi.

Oltre ai grandi animali iconici ce ne sono altri che rischiano l’estinzione e di cui non si parla molto, anzi per niente perchè, appunto, non sono iconici. Uno che ci ha particolarmente colpito è l’avvoltoio, spesso e volentieri avvelenato dai bracconieri. Uccidendo questi uccelli, infatti, non è più possibile per le autorità del parco l’individuazione degli animali uccisi dai bracconieri (prima rintracciabili dal tipico volo circolare dell’avvoltoio, visibile anche da molto lontano).

Spesso l’avvelenamento avviene vicino al recinto, buttano all’interno un animale morto e ne avvelenano la carne, oltre agli avvoltoi muoiono anche leoni, leoparti, iene e altri animali che si vanno a cibare della carcassa. L’avvoltoio ha un compito fondamentale di pulizia ed eliminzione di batteri che potrebbero causare epidemie. Si va dal 50% di avvoltoi morti ad 98% in alcuni paesi, qui un approfondimento per saperne di più.

Stay in touch while we get lost! Follow us on Social Media

Sharing is caring!