Caucaso, Azerbaijan, Lahic: Rame, Legno e Pietre

Picture

Caucaso, Azerbaigian. Lahic è un villaggio di 2000 anni, con una cultura unica. Per secoli si diceva che i migliori artigiani del rame provenissero da qui.

E’ domenica, oggi Rovshan è a casa dal lavoro, ci accompagna in paese, lui deve andare dal barbiere. L’autista di ieri, che si chiama Akif, ci viene a prendere, solita Lada 4 marce e via.

Via…si fa per dire…ogni cinque minuti siamo fermi, prima ci fermiamo a comprare i pomodori, poi la vodka, poi al mercato di Ismailli per il pane, le patate e non mi ricordo cos’altro.

Finalmente riusciamo a lasciare la città. Lungo la strada per Lahic si ferma un altro paio di volte in punti dove secondo lui bisogna fare foto.
Poi dice che vuole prendere un tè, siamo quasi arrivati e non ci va molto ma non abbiamo scelta.

Come tutti i ristoranti in Azerbaijan i tavolini sono sparsi all’interno del boschetto e di solito ogni tavolino è all’interno di un personale gazebo.

Akif ci chiede se vogliamo mangiare. Noi gli diciamo di no e che vogliamo solo che ci porti a Lahic ma lui ci ignora completamente. Dopo un po’ infatti ci portano il solito menù, insalata, formaggio e kebab.

E il tè naturalmente. E mangiamo, beviamo il vino di Ivanovka. Ad Akif non piace il vino, preferisce la vodka. Ed infatti si beve una bottiglia da solo. E noi aspettiamo. Nel frattempo siamo circondati da altri uomini, chi lavora al ristorante e chi no, che ci bombardano di domande in russo.

Finalmente riusciamo a costringere il nostro autista a scollarsi dalla sedia e a fare gli ultimi tre chilometri per Lahic. Avremmo fatto prima a piedi. Arriviamo a Lahic verso le 7 di sera.

Siamo partiti verso le 13. Dovrebbero essere una quarantina di chilometri. Ci parcheggiamo nella piazzetta appena all’inizio del paese. Vogliamo prendere le nostre borse e salutare ma non ce la facciamo neanche stavolta.

Il baule non si apre (per volontà di Akif) e noi lo dobbiamo seguire. Vuole che ci facciamo una foto con vestiti tradizionali a noleggio! Mi rifiuto! A tutto c’è un limite.

Attraversiamo la via principale del paese, che sembra molto carino, ma non abbiamo tempo di guardarci intorno. Si ferma ad una caserma militare e ci entra. E noi lo aspettiamo fuori.

Quando finalmente ne esce siamo abbastanza scocciati. Ci dice che possiamo dormire nella caserma per non ricordo più quanti soldi. Gli ribadiamo che abbiamo la tenda e, se ce lo concede, la vorremmo recuperare dal suo balule. E poi ci manca solo di dormire nella caserma militare!

Finalmente si arrende al suo costante tentativo di aiutarci e andiamo finalmente a prendere le nostre cose. Ci incamminiamo subito verso l’uscita del paese dove una strada porta al fiume sottostante.

Ne attraversiamo l’ampio letto, e guadiamo ciò che rimane del fiume, un rigagnolo.  Troviamo un bel prato dove dormire, ombreggiato e tranquillo.

Ci addormentiamo poco dopo la chiamata alla preghiera che arriva dalle 3 moschee del paese.


Passeggiando per Lahic

ImmagineMaestri di rame di Lahic

Ci svegliamo belli freschi e riposati. Qui siamo a 1200 metri e l’aria è più fresca.

Laciamo la tenda nel praticello e ci incamminiamo verso il paese, oggi è lunedì e sembra ci siano meno turisti di ieri.

Lahic è un villaggio molto antico, pare abbia almeno 2000 anni, qui si parla una lingua differente dall’azero, diffusa unicamente in questo villaggio, gli abitanti di Lahic infatti discendono da una delle 26 tribù “Albanesi” del caucaso ed hanno conservato antiche tradizioni ed il loro peculiare linguaggio grazie alla posizione isolata del villaggio.

>La strada principale del paese è molto bella, fatta di pietre, così come le case. Queste ultime poi sono composte da uno strato di pietre e poi una parte in legno, poi di nuovo pietra. Pare che vengano costrituite così da sempre per via dei terremoti.

Anche le nuove abitazioni vengono costruite nello stesso modo. Lungo la via ci sono molti negozi, vendono tè, camomilla essicata e altre erbe, oggetti in rame (dai monili alle teiere) per i quali Lahic è famosa in tutto il mondo e tapppeti.

Ci fermiamo in un negozio dove compriamo un paio di cosette, il commesso è un ragazzino di 12 anni che sta imparando il lavoro ed anche l’inglese per via dei turisti. Ci sono cose  veramente belle, da vari pentolini per il tè alle campanelle per il bestiame.

Poi passeggiamo verso la parte superiore del paese. Composta solo da abitazioni, non ci sono negozietti, solo gente che gironzola a cavallo.

Sulla strada incontriamo il museo, accanto al punto informazioni dove vorremmo chiedere se esiste un sentiero per raggiungere Xinaliq, dista 40 chilometri ma per raggiungerlo via strada bisogna tornare a Baku e prendere un’altra strada, insomma, fare 400 chilometri.

Il punto informazioni è chiuso ma un tizio esce da museo e ci invita a visitarlo, è gratis. Dentro non c’è niente di che, foto di soldati morti in Nagorno Karabac, ritratti di altri personaggi famosi di Lahic, un vecchio telaio, vecchi arnesi in rame.

Diciamo niente di interessante a parte un enorme mantice in legno e pelle. I bellissimi ogetti realizzati dagli artigiani locali erano un tempo apprezzati regali per principi e sovrani ed oggi si trovano nei musei di tutto il mondo, ma qui pare non essere rimasto niente.

Il tizio del museo poi, aveva un tic abbastanza assurdo. Mentre parlava ogni tanto si interrompeva, tirava fuori la lingua e faceva come i serpenti! Incredibile! La rettilianità è anche dove meno te l’aspetti.

Continuiamo il nostro giro per il paese, che ha conservato un’atmosfera pura ed antica malgrado il turismo, incontriamo moltissima gente a cavallo che ciondola per le vie del villaggio.

In un negozio di tappeti una donna ci spiega in russo quanto siano ben fatte le fognature della città, pare abbiano almeno mille anni e funzionano ancora alla perfezione.

Ce ne torniamo in tenda e domani faremo ritorno a Kurdamashi e poi di nuovo verso Baku.


Ritorno a Baku

Picture

Autostoppiamo e torniamo dalla famiglia Rovshan verso sera. Non facile viste le costanti frane sulla strada, Ci chiedono di preparare una pizza domani. Impresa non facile visto che mancano praticamente tutti gli ingredienti di base, a parte il lievito. Ma ci proveremo.

Salutiamo la famiglia di Rovshan, torniamo a Baku dove scopriamo che il nostro visto uzbeko non è ancora pronto. E non si sa quando lo sarà! Il nostro amico di Baku non potrà venire con noi a Xinaliq andremo solo noi due.

Questa sera siamo usciti con altri amici. Si festeggia il passaggio dalla dittatura al totalitarismo. Oggi, 8 agosto 2014, sono stati arrestati due avvocati, che a quanto pare erano gli unici ad occuparsi della difesa delle persone ingiustamente arrestate. Aria pesante.

Dicono che lo stanno facendo adesso perchè quando ci saranno le prime Olimpiadi europee, l’anno prossimo (che poi, ma che sono?) qualcuno potrebbe approfittare e fare “conoscere al mondo” (che poi se ne dimenticherebbe dopo qualche giorno) la situazione azerbaijana.

Così, con l’arresto preventivo, non ci dovrebbe essere nessuno a protestare.

Stay in touch while we get lost! Follow us on Social Media