Baku – Dove Soffia il Vento Puzzolente

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Baku, capitale, centro della dittatura, tempio degli oligarchi. Dopo l’attraversamento in bicicletta dell’Azerbaijan siamo qui per ottenere il visto per l’Uzbekistan.

Baku, capitale dell’Azerbaijan, cuore della dittatura, templio delle oligarchie. Dopo aver pedalato tutto il Paese dal confine Sud con la Georgia, Elena collassa a meno di cento Km da Baku.

Prendiamo un autobus e raggiungiamo la città, dove un amico di amici ci ospiterà per qualche giorno.

Arrivati alla stazione degli autobus di Baku chiediamo ad un taxi quanto vuole per accompagnarci alla nostra destinazione e quello ci risponde con una cifra folle, qualcosa come 30 euro.

E tra l’altro, non sapeva nemmeno dove si trovasse l’indirizzo.Some other gentlemen tell us the taxi drivers are crazy and give us directions.

Un signore ci dice che i taxisti sono pazzi e ci da le indicazione per raggiungere l’abitazione. Elena é ancora di un colorito verdognolo, ma scopriamo di non essere molto lontani quindi proviamo a pedalare.

Troviamo subito la strada, ma i numeri civici sono un problema. La strada é una fila di casermoni Sovietici senza civici e senza campanelli.

Fortunatamente, mentre andavamo avanti e indietro, Ismail (fictional name) ci appare davanti. Il padre stava giocando a scacchi da qualche parte e ci ha visto passare, così lo ha avvisato.

Abita al nono piano, fortunatamente c’é un ascensore e in un paio di viaggi possiamo trasportare tutte le nostre cose. Stiamo insieme per un’oretta poi lui e la moglie escono ed Elena crolla nel giro di un paio di minuti.

Il lungo-olio sul Mar Caspio

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L’appartamento è proprio bello, molto grande ed abbiamo una stanzetta tutta per noi. Baku è calda ma per fortuna ventilata, e qui al 9° piano ancora di più.

Dicono che il significato di “Baku sia “la città dove soffia il vento”.Oggi e domani é vacanzao (per la fine del Ramadan) quindi porti ed ambasciate sono chiusi.

Andiamo ad esplorare la città. Attorno alle 6 PM usciamo con Ismail. Prendiamo la metropolitana, che é abbastanza economica.

Tutto il resto, invece, é molto costoso. Specialmente i supermercati sono più costosi di quelli del Nord Italia, e i salari sono bassi. Per quello che abbiamo capito un insegnante guadagna circa 300 euro al mese. Fuori dalla metropolitana, Fuori dalla metro, in Via May 28 (il 28 Maggio é il giorno della Repubblica), troviamo la consueta statuta dell’ex leader e la citazione di una sua famosa frase. Sono ovunque in Azerbaijan.

Passata la piazza ci avviamo verso il lungomare, che potremmo anche chiamare lungopozza di petrolio. Il viale è perfetto, tutto pulitissimo, giardinetti curatissimi, non un mozzicone di sigaretta per terra (come si confà ad un regime).

Ma il mare è nero, letteralmente. Cioè, è proprio petrolio, e puzza tantissimo. Vedere i pesci che nuotano lì e si mangiano briciole e petrolio fa davvero impressione.

Se non fossi già vegetariana credo proprio che non andrei a farmi una mangiata di pesce a Baku. Ma la gente se ne sta seduta a guardare il mare come se fosse a Sorrento.

Racconto di prima mano della repressione politica a Baku

La benzina costa pochissimo (60 centesimi al litro), e la gente sta abbastanza bene, almeno così sembra. Certo sono più ricchi dei georgiani. E tutto grazie alla pozzanghera di petrolio che hanno davanti.

Dicono che fra una decina d’anni il petrolio finirà, ma nessuno sembra preoccuparsene molto. Gli oligarchi hanno già accumulato abbastanza Manat ed hanno altri dieci anni per accumularne ancora di più.

E la gente comune nemmeno sa di questa teoria, l’informazione è controllata dal governo, chi prova a dire qualcosa di diverso (non solo sul petrolio) viene arrestato con assurdi pretesti.

Quindi, chi non ha un accesso a internet, o magari non è stato all’estero e, soprattutto, conosce solo la lingua azera, farsi un’opinione non è facile. Anche se, certamente, tutti sono consapevoli di vivere in una dittatura, almeno credo.

Ismail fa parte di un gruppo di dissidenti politici, per questo usiamo un nome di fantasia. VIsto che a breve Baku ospiterà gli European Olympic Games, c’è stata una recente repressione delle voci di dissenso, anche peggiore del solito.

Per prevenire ogni tipo di violenza, libertà e altre questioni politiche dell’Azerbaigian, il governo ha arrestato coloro che di solito difendono i dissidenti politici.

Le accuse sono sempre ridicole, come il sostegno dell’Armenia; peggio ancora, la polizia spesso inserisce droghe nelle case o nelle proprietà della vittima, accusandole poi di spaccio.

La maggior parte delle volte, il detenuto ha due opzioni: andare in prigione o arruolarsi nell’esercito. Inutile dire che la guerra del Nagorno-Karabakh non é una grande prospettiva ed i prigionieri politici sono costantemente vittime di nonnismo.

Città vecchia di Baku

Tornando al nostro viaggio, dobbiamo dire che non c’è molto traffico rispetto a Tbilisi e che i piloti non sembrano psicopatici. Succede anche che si fermino per lasciarti attraversare la strada. Dopo la nostra passeggiata lungo la riva del Mar Caspio ci dirigiamo verso la città vecchia di Baku.

Da quanto abbiamo capito, fino alla scoperta del petrolio nel diciannovesimo secolo (la prima perforazione del mondo è stata fatta qui), Baku era un villaggio nel deserto, si, sul mare, ma ancora nel deserto, con poche migliaia abitanti; e in effetti questa città vecchia è molto piccola.

Le mura e le case sono completamente restaurati, ora sembrano “falsamente vecchi”. In breve, la pulizia e la ricostruzione é stata eccessiva.

Sembra che dopo il terremoto del 2000, l’UNESCO volesse rimuovere la Baku Old Town dalla sua lista, a causa della mancanza di ristrutturazione, ma è stata restaurata in questo modo barbaro e l’UNESCO l’ha riammessa. Complimenti. Certo, una bella cartolina per i turisti!

Torniamo verso casa, passando per strade più “periferiche”. Lì vediamo una Baku più genuina, persino piacevole. Ma resta il fatto che è una città di 4 milioni di abitanti, ed è morta.

La sera non c’è nessuno in giro e nel centro ci sono pochissimi pub o bar. Nella migliore delle ipotesi, qualcuno che gioca a backgammon di fronte a casa o in qualche altro posto dove viene servito solo il tè.

Nessuna donna, naturalmente. Infatti, da quando siamo entrati in Azerbaijan non abbiamo mai visto una donna alla guida. E quando sono in macchina si siedono sempre nei sedili posteriori.


Uzbekistan Visa application a Baku

Baku old town
Baku old town

l giorno dopo siamo andati all’ambasciata uzbeka, trovarla non è stato per niente facile. L’indirizzo scritto sul loro sito internet è qualcosa tipo “freeway street, house n°…” ma dubito proprio che in Azerbaijan la via si chiami così ed infatti nessuno la conosce.

Per fortuna sull’autobus c’è una signora e ci aiuta nella ricerca, scende con noi e chiede a chiunque dove sia l’ambasciata. Alla fine vediamo un tizio capellone e biondo, lui lo sa, viene dall’ambasciata.

Già il fatto che esista è una consolazione. La lentezza dell’impiegato è incredibile, ci mette circa dieci minuti per consegnarci il foglio da compilare per l’application.

Lo compiliamo, il tizio ci dice che la prossima settimana il visto dovrebbe essere pronto. Esce con noi a fumare una sigaretta, è un tipo un po’ strano! Sembra davvero ubriaco.

Nave per il Kazakhstan, richiesta di informazioni al porto di Baku

Dopo la visita all’ambasciata partiamo per un’altra visita, al porto. La strada per il porto è piena dei soliti parchetti “finti”, costantemente sotto il sole, ma con l’erbetta inglese e le piante potate perfettamente. Ma sempre deserti. Dall’altra parte i soliti palazzi rettiliani, a forma di uovo di rettile, per essere precisi.

Entriamo nel porto da una strada dissestata, nessuna indicazione. La sola notizia che abbiamo è che la biglietteria si trova dove c’è la “grey heavy door before entrance” e per fortuna la riconosciamo subito.

Sulla porta sono stati incollati molti adesivi da turisti passati prima di noi. L’unico problema è che l’ufficio è chiuso e non c’è nessuno nei paraggi. Ci incamminiamo verso le navi per cercare qualcuno, incontriamo un poliziotto con altro tizio, a quanto pare l’impiegato. Parla solo russo.

Ci dice che il biglietto costa 110 dollari. A quanto capiamo il biglietto si può fare al massimo il giorno prima. Pagamento in contanti. Speriamo sia vero. In ogni caso ce ne torniamo a casa contenti di aver concluso qualcosa.

Qui a Baku non c’è molto da vedere, quindi mentre aspettiamo il visto uzbeko, andremo a visitare il cugino di Ismail, che vive vicino Ivanovka uno degli ultimi kolkhoz dell’Ex Unione Sovietica, Lahic, nel Caucaso, famoso per l’artigianato in rame e le case tipiche, e Khinalug, il villaggio più in alto d’Europa.

Come (non) ottenere un visto per Uzbekistan a Baku

uzbekstan visa baku
Baku vista dal porto

Dopo le nostre avventure nel Caucaso torniamo all’inquinamento di Baku. Il naso è ancora incrostato da quando l’abbiamo lasciata. Chiamiamo l’ambasciata uzbeka, indovina un po’? Il visto non è ancora pronto. Non è chiaro il perché. Il nostro visto azero è in scadenza, quindi andiamo all’ambasciata per capire cosa sta succedendo.

Ed eccoci all’ambasciata, in pieno equipaggiamento da combattimento. Davanti al cancello ci sono altri tre ciclisti, una coppia inglese, e un’altra signora inglese, autostoppista solitaria all’età di 60 anni. Tutti abbiamo fatto l’applicazione lo stesso giorno, quasi due settimane fa, e nessuna notizia, per nessuno.  

Qualcosa deve essere andato storto quel giorno. Dopo più di un’ora di attesa, entriamo nell’ambasciata, il  console ci dice che non ha ricevuto notizie da Tashkent, che il suo compito è controllare ogni 3 ore sul computer e che non può fare nient’altro e blablabla.

Siamo tutti abbastanza sicuri che quando abbiamo fatto l’applicazione era ubriaco, quindi è probabile che si sia completamente dimenticato di inviare i documenti a Tashkent.

Poi, dice cose assurde come “forse dovreste fare domanda da Bishkek perché è più vicina a Tashkent e così è più facile ottenere un visto” (wtf ?!) Non ero a conoscenza del fatto che i fax viaggiassero con piccioni viaggiatori in Asia centrale.

Alla fine accettiamo di richiamarlo nel pomeriggio per vedere se può sistemare il casino che ha creato, anche se tutti sappiamo che questo è solo un modo per liberarsi di noi. Le nostre speranze di arrivare in Uzbekistan stanno diventando molto effimere.

Uzbekistan visto in Azerbaijan Baku
Baku skyline dal porto

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